martedì 24 febbraio 2015

"STELLA D'AFRICA" DI ANTONIO FELICI TRA I VINCITORI DEL PREMIO FIGC LETTERATURA SUL CALCIO "ANTONIO GHIRELLI"

Il libro di Antonio Felici "Stella d'Africa" ha vinto il Premio Letteratura sul calcio "Antonio Ghirelli" 2015, categoria "Le favole dello sport", organizzato dalla Figc e giunto alla quarta edizione.

LE PAGELLE DI VERONA-ROMA 1-1

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sabato 21 febbraio 2015

SOLOLIBRI RECENSISCE "STELLA D'AFRICA" DI ANTONIO FELICI

Capita. Poche volte ma capita che “vita da romanzo” non sia soltanto un modo di dire. Quella di Luciano Vassallo, per esempio, un romanzo ci è diventata (“Stella d’Africa. La vita straordinaria di Luciano Vassallo mito del calcio africano anni ’60, esule in Italia”, Edizioni Coralli) e dati causa, pretesto e contesto storico, non avrebbe potuto essere altrimenti.
La vita straordinaria di Luciano Vassallo (come recita il sottotitolo) è la vita di un figlio della guerra divenuto stella fulgida del calcio africano anni Sessanta. Malgrado un cognome difficile da portare (nato da un soldato italiano e un’eritrea), la condizione di meticcio, la fame più nera della sua carnagione e i pregiudizi sociali, seguiti alla caduta del fascismo. Una storia dolce/amara, come un po’ tutte le vite che vale la pena raccontare, declinata dalla penna di Antonio Felici, giornalista (Guerin Sportivo, France Footbol) e scrittore sulle orme ideali del maestro Gianni Brera.
Il riscatto di Vassallo passa soprattutto per il suo talento di calciatore, un talento adamantino che nel 1962 lo porta da capitano dell’Etiopia a sollevare in cielo la Coppa d’Africa. Quasi una sfida lanciata al destino. La sintesi perfetta della sua duplice caratura - umana e sportiva - la da Dino Zoff, nella prefazione al volume:
“Nel ’74, - scrive - Sanon, attaccante di Haiti, mi fece gol mettendo fine al mio record di imbattibilità in Nazionale. Quella rete fu per lui e il suo paese un momento di grande orgoglio e di riscatto. Ecco, dopo aver letto questo libro, mi sarebbe piaciuto che, al posto di Sanon, a farmi gol ci fosse stato Luciano Vassallo”.

Il primo grande merito di Antonio Felici sta nell’averne rievocato ascesi e caduta con puntualità "verista" - con l’avvento del regime di Menghistu, Vassallo “scappa” in Italia reinventandosi letteralmente la vita - ; il secondo in una felicità di scrittura che irretisce il lettore sin dalle prime righe, rendendolo partecipe di una vicenda-paradigma, spesa all’insegna di classe adamantina, valori veri e dignità.
Penso che tanti primattori del calcio contemporaneo dovrebbero dare un’occhiata a questo libro e - ammesso che “creste” e tatuaggi non abbiano loro compromesso il cervello - magari rifletterci su.
di Mario Bonanno


http://www.sololibri.net/Stella-d-Africa-La-vita.html

IL CORRIERE DELLO SPORT RECENSISCE "STELLA D'AFRICA" SI ANTONIO FELICI

Lontana dai lustrini e dai selfie del recente trionfo della Costa d’Avorio di Gervinho e Doumbia, ci arriva dalle pieghe della Coppa d’Africa una storia straordinaria, dovuta alla passione e all’intuito di Antonio Felici, esperto di calcio internazionale e corrispondente dall’Italia per il prestigioso “France Football”. E’ il racconto, meglio il romanzo, della vita di Luciano Vassallo, mito del calcio africano degli Anni Sessanta, vincitore con la maglia dell’Etiopia della Coppa d’Africa nel 1962. Una vita, la sua, che sembra un film: nato nel 1935 ad Asmara dall’unione tra un soldato italiano e una “Faccetta nera” eritrea, ha dovuto subire la dura condizione dei meticci, tra la caduta del fascismo e le difficoltà del Dopoguerra, vivendo sulla propria pelle il razzismo incrociato degli italiani e degli eritrei. Dopo la gloria fortunatamente regatagli dal calcio - fu a lungo capitano dell’Etiopia e leader della squadra del Cotton Club - subisce la repressione del nuovo regime di Menghistu. Evade dalla prigione dove era stato rinchiuso e dopo un viaggio a dir poco avventuroso riesce a trovare rifugio in Italia, a Ostia, dove apre una officina e insegna calcio ai ragazzi. Ora, in pensione, vive a Marcellina, località nei pressi di Roma. Raccontando le sue peripezie, Felici ha fatto di Vassallo un simbolo di coraggio e di tenacia, per la sua capacità di affrontare sempre a schiena dritta le tante difficoltà e le tragedie di una vita difficile. Toccante anche la prefazione di Dino Zoff: «Nel 1974, il gol di Sanon al Mondiale tedesco - scrive SuperDino - infranse la mia imbattibilità ma per Haiti, il suo paese, fu un momento di grande orgoglio e riscatto. Ecco, dopo aver letto questo libro mi sarebbe piaciuto che, al posto di Sanon, a farmi gol fosse stato Luciano Vassallo».
STELLA D’AFRICA, la vita straordinaria di Luciano Vassallo; di Antonio Felici, Edizioni Coralli, 277 pagine, 14 euro.

di Massimo Grilli


http://www.corrieredellosport.it/libreria/2015/02/13-396393/Tutte+le+foto+sulla+Juve+e+la+vita+romanzesca+di+Luciano+Vassallo

LE PAGELLE DI ROMA-FEYENOORD

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LE PAGELLE DI ROMA-PARMA 0-0

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mercoledì 4 febbraio 2015

LA GAZZETTA DELLO SPORT DEDICA UN ARTICOLO AL LIBRO "STELLA D'AFRICA" E ALLA STRAORDINARIA STORIA DI LUCIANO VASSALLO

Coppa d'Africa, quando vinse un italiano: Vassallo, gloria e fuga

La straordinaria avventura del capitano dell'Etiopia, figlio di un bersagliere di Fiesole e una donna eritrea, che fu decisivo nella finale vinta contro l'Egitto. Segnò 99 reti in 100 partite con la sua nazionale. Ora vive a Tivoli

 E' il 21 gennaio del 1962, il satellite e i talent scout internazionali arriveranno solo molti anni dopo. A Addis Abeba mancano cinque minuti al termine della terza Coppa delle Nazioni Africane e l'Etiopia è sotto 2-1 contro l’Egitto, allora Repubblica Araba Unita. A segnare il gol che apre la strada ai supplementari e al 4-2 finale dei padroni di casa è Luciano Vassallo, capitano e paria. La sua straordinaria avventura "da mito del calcio africano a esule in Italia" è raccontata nel libro Stella d’Africa, che il giornalista di France Football Antonio Felici ha scritto per Coralli Edizioni.
99 GOL IN CENTO PRESENZE — Vassallo nacque nel 1935 a Asmara da un bersagliere di Fiesole e una donna eritrea. Conobbe la discriminazione a sei anni: il regime fascista collassò e lui, meticcio e anagraficamente sbagliato, si ritrovò baby testimonial di un passato di oppressione. Palla al piede, però, faceva scintille e entrò presto nel giro della nazionale, fino a diventarne il leader. Era un centrocampista che giocava a tutto campo, ebbero l’ardire di paragonarlo a Di Stefano. Polverizzò ogni record della selezione etiope con i suoi 99 gol in cento presenze. Alla vigilia della Coppa del '62, che le autorità erano certi non avrebbe varcato i confini nazionali, iniziarono le manovre per levargli la fascia: era una questione di immagine. Lo spogliatoio, guidato dal "purosangue" Menghistu Worku, fece le barricate. La federazione tentò persino di africanizzare il suo cognome, ma Luciano li mandò al diavolo. Al suo fianco il fratello Italo, anche lui sul tabellino dei marcatori di quella finale.
DA ADDIS ABEBA A TIVOLI — Lo sport ebbe la meglio "perché non segue la logica del compromesso", scrive Dino Zoff nella sua prefazione al volume di Felici. Vassallo alzò il trofeo al cielo di Addis Abeba, città tra le più multietniche del pianeta. Lo prese dalle mani di Haile Selassie, che dal "re dei re" iconizzato da Bob Marley tornava a essere quel Negus canzonato in un Giro del mondo di Nanni Svampa. "Giocai per i miei compagni, i miei fratelli - esordisce Luciano Vassallo, che ora si gode la pensione sulle colline di Tivoli -. Ho sempre avuto il difetto di detestare l’arroganza: ho sofferto e patito tante disgrazie, ma posso dire di avercela fatta". Gli ostacoli erano solo all’inizio. Vassallo si confermò tra i grandi del continente per tutti gli anni '60 e divenne c.t. dell’Etiopia. Nel frattempo era salito al potere il colonnello Menghistu e per Luciano, che aveva denunciato un caso di doping e fu fermato come spia, non c’era alternativa alla fuga.


La sua epopea oggi è ripercorsa da migliaia di uomini e donne che abbandonano il Corno d’Africa e la dittatura di Afewerki nella speranza di raggiungere la nostre coste.
"Io fui più fortunato, attraversai le montagne a piedi e raggiunsi Gibuti. Lì mi fermarono le guardie coi fucili spianati. Uno di loro mi fissò per qualche istante e chiese: 'ma tu non sei Luciano?' Mi presentò ai colleghi, mi fecero le feste e quattro giorni dopo ero su un volo per il Cairo".
In Egitto non gli risparmiarono la cella per un problema con il visto, ma riuscì a raggiungere Roma. Iniziava una vita nuova, meno pericolosa ma senza gli agi della popolarità.
"In Etiopia avevo un centro di assistenza automobilistica, il regime sequestrò tutti i miei beni e ancora lotto per riaverli. Non avevo nulla in tasca, ripartii con le mie competenze e aprii una piccola officina a Ostia. Ho sempre lavorato, l’Italia mi ha dato ciò che mi spettava".
Le difficoltà non sono mancate nemmeno negli anni recenti e lei le ha superate grazie a una straordinaria capacità di risollevarsi forgiata da contrasti persi, sconfitte e cadute sedere a terra.
"Ho sempre voluto fare del bene nella vita, per questo amo lo sport: ritengo che sia uno strumento educativo eccezionale".
Ha cercato di insegnare quei valori ai ragazzini del lungo mare romano della sua scuola calcio, chiusa da qualche tempo con non poca rabbia. Oggi è "una persona autosufficiente" che non dimentica, né campa di ricordi. Sulla Coppa d’Africa in corso in Guinea non si sbilancia. "Non so chi vincerà, il calcio è cambiato tanto rispetto ai miei tempi - conclude Vassallo -. Spero solo che un giorno l’Etiopia torni a aprire quella bacheca chiusa da 52 anni".

 Dario Falcini


http://www.gazzetta.it/Calcio/Estero/03-02-2015/coppa-d-africa-quando-italiano-vassallo-vinse-1962-100743468906.shtml