giovedì 31 marzo 2011

IL CASO LUCREZIA ROMANA (VERSIONE SHORT)

IL CASO LUCREZIA ROMANA

mercoledì 30 marzo 2011

L’ITALIA SI RICONCILIA CON MICHEL PLATINI

Pubblicato su TS il 29 marzo 2011



Michel Platini è stato confermato alla presidenza dell’UEFA per un secondo mandato. Per l’ex fuoriclasse della Juventus e della nazionale francese si è trattato di un’elezione molto diversa rispetto alla precedente. Allora se la dovette vedere col presidente uscente Johansson, forte di numerosi appoggi. Stavolta, invece, l’elezione è avvenuta per acclamazione. Era il candidato unico e ha goduto dell’appoggio di tutte le federazioni europee. Anche l’Italia, nella persona del presidente federale Giancarlo Abete, gli ha offerto il suo appoggio incondizionato. Ecco come si è espresso il numero uno della FIGC in una intervista che ci ha concesso a poche ore dal congresso UEFA e pubblicata su France Football: “La valutazione su Platini è decisamente positiva. E’ riuscito a coniugare la forza della struttura dell’UEFA con le sue qualità personali, proprie di chi conosce molto bene il calcio e lo sa interpretare in termini di organizzazione. Da questo punto di vista ha dimostrato di saper fare un’ottima sintesi. L’operazione è talmente riuscita che ha avuto il consenso di tutte le federazioni al punto da essere il candidato unico per il prossimo mandato.” Sulle sue qualità di dirigente del calcio internazionale ha detto: “Da grande uomo di calcio, è stato capace di individuare alcune battaglie di politica sportiva comprensibili e riconoscibili per il grande pubblico, non solo per gli addetti ai lavori. L’idea di conciliare il business con le esigenze della competizione sportiva è una battaglia comprensibile a tutti.” Infine Abete ha espresso una valutazione sulla principale battaglia, quella per il fair-play finanziario: “La giudico molto positivamente. Certo, quando dall’idea di fondo si passerà all’applicazione tecnica di questo principio si verificheranno molte difficoltà. Non sarà facile. Però il messaggio è molto chiaro: tutti devono avere la possibilità di competere ai massimi livelli e no secco alla logica dell’indebitamento costante. E’ chiaro che chi ha più denaro è destinato sempre a vincere ma occorre che si rispettino determinate regole e soprattutto certe priorità che Platini ha indicato nei giovani, nei vivai, nelle infrastrutture. In questo senso la FIGC non può che appoggiare la battaglia di Platini. Ci ha fatto caso che le priorità indicate da Platini sono esattamente i problemi che affliggono oggi il calcio italiano? Noi abbiamo un problema proprio con giovani e stadi, dunque siamo in perfetta sintonia col presidente. Se aggiungiamo a questi due punti la lotta che Platini ha dichiarato di voler fare contro la violenza, lei capisce che le sue priorità sono esattamente le nostre.” Abbiamo voluto rendere partecipi i lettori di questo nostro colloquio con Abete perché esso dimostra come sia cambiata la posizione dell’Italia e i suoi rapporti col leader indiscusso del calcio europeo. In occasione delle precedenti elezioni, come molti ricorderanno, Franco Carraro optò per l’appoggio a Johansson determinando una forte penalizzazione per il nostro calcio. Non facendo parte dei suoi grandi elettori, Platini almeno nei primi anni del suo mandato non ha avuto un atteggiamento amichevole nei confronti del nostro movimento. Lo dimostra la doppia bocciatura della nostra candidatura per l’organizzazione degli Europei 2012 e 2016. Col tempo, però, la nostra federazione ha lavorato ad una ricucitura dei rapporti con Platini e l’adesione al suo programma politico ha portato i suoi frutti proprio all’ultimo congresso. Giancarlo Abete, infatti, è stato eletto vicepresidente dell’UEFA, unitamente al turco Erzik, lo spagnolo Villar, all’inglese Thompson e al cipriota Lefkaritis. Era da undici anni, dai tempi di Antonio Matarrese, che l’Italia con aveva un proprio rappresentante al vertice dell’organizzazione europea. C’è da credere che in prospettiva questa novità possa giovare al nostro disastrato movimento.
Il secondo mandato di Platini servirà a completare la realizzazione del programma e dei progetti impostati in questi anni. Primo fra tutti l’ormai famoso fair-play finanziario che dopo essere stato illustrato ed aver avuto l’approvazione degli stessi club, soprattutto i grandi, dovrà entrare nella fase operativa, quella più difficile. Nei prossimi anni verrà progressivamente attuato il meccanismo che porterà alla eliminazione della possibilità per i club di finanziare la propria attività e i propri successi sportivi attraverso l’indebitamento. Tutti dovranno spendere in relazione alle proprie entrate, che siano generate dalle tradizionali voci di bilancio o che provengano da donazioni dei presidenti magnati. In ogni caso, l’era dei debiti è finita. Un secondo obiettivo sarà la centralizzazione, sulla falsariga di quanto accade per Champions ed Europa League, della vendita dei diritti televisivi per gli Europei, finalizzata all’incremento dei ricavi. Il meccanismo partirà dal 2014 e riguarderà la commercializzazione dei diritti dell’edizione 2016. Ma sulla scrivania di Platini giacciono anche progetti interessanti ed avveniristici. Come l’ipotesi di rivoluzionare i calendari dei campionati nazionali europei che si giocherebbero da febbraio a novembre con una lunga pausa invernale, magari dedicata alle nazionali. Una cosa è certa. Le politiche del presidente UEFA, oltre allo sviluppo del calcio europeo, mirano a garantirgli appoggi sufficienti per tentare la scalata alla poltrona di Joseph Blatter che ha annunciato di volersi ritirare nel 2015 dalla presidenza della FIFA. Un obiettivo plausibile visto che, anche sul terreno della politica, a Platini la stoffa non manca di certo.

giovedì 24 marzo 2011

INTERVISTA ALL'ON. EMMA BONINO

TOTTI MONUMENTALE CACCIA A BAGGIO

Pubblicato su TS 22 marzo 2011


Francesco Totti è un calciatore amato e discusso. Idolatrato nella sua Roma, criticato e secondo noi indebitamente sottovalutato nel resto d’Italia. Probabilmente a causa della sua romanità, non troppo apprezzata al di fuori del grande raccordo anulare, e di qualche caduta di stile che ne ha caratterizzato la straordinaria carriera. Questo però non dovrebbe impedire anche a coloro che maggiormente l’hanno in antipatia di ammettere un fatto oggettivo: è uno dei calciatori più forti della storia del calcio italiano. Da domenica, una volta di più, i numeri confermano questa realtà. Realizzando a Firenze, campo nel quale non era mai riuscito a segnare, un gol su rigore ed uno da centravanti di razza ha sfondato la barriera dei 200 gol in serie A. E’ arrivato a 201 ad appena quattro lunghezze da un altro monumento del nostro calcio: Roberto Baggio. Sull’abbrivio di un finale di stagione che lo vede baciato da una forma fisica spettacolare, dovrebbe riuscire nell’impresa di prendere il “codino” prima della conclusione di questo campionato. Diamo un’occhiata a questa speciale classifica: Silvio Piola 274, Gunnar Nordhal 225, Giuseppe Meazza e Josè Altafini 216, Roberto Baggio 205, Francesco Totti 201. Basta fare due conti per rendersi conto che se Totti conserverà una buona forma fisica, magari limitando il numero di partite disputate, considerando una decina di gol realizzati a stagione, nel giro dei prossimi due campionati avrà la possibilità di superare addirittura Nordhal. Diventerebbe, cioè, il secondo marcatore di tutti i tempi, alle spalle dell’imprendibile Piola. Si tratterebbe di un’impresa che va oltre l’incredibile. Soprattutto perché, a differenza, di tutti quelli che attualmente lo precedono, Totti ha disputato la parte maggiore della sua carriera nel ruolo di trequartista, impegnato più a mandare in rete i compagni che se stesso. Solo con l’arrivo alla Roma di Luciano Spalletti si è realizzata la sua definitiva trasformazione in attaccante, la svolta che lo ha fatto diventare autentico bomber e che probabilmente gli ha allungato la carriera. Non è un caso che il suo prossimo obiettivo sia Roberto Baggio. Come abbiamo avuto occasione di scrivere altre volte, assieme all’ex Pallone d’Oro Francesco Totti è il miglior prodotto della scuola italiana dai tempi del ritiro di Gianni Rivera. Non ce ne vogliano i tifosi e gli estimatori di altri grandi campioni italiani degli ultimi trenta anni. Ce ne sono stati tanti. Innanzitutto Del Piero, un fuoriclasse e un ragazzo cui non può che volere bene. E poi Mancini, Vialli, Zola e molti altri. Nessuno tra questi, però, a nostro avviso è riuscito a toccare le vette raggiunte da Baggio e Totti. Il primo superiore per i suoi lampi di assoluta genialità, il secondo impareggiabile per la sorprendente continuità di rendimento (almeno 17 stagioni sempre ad altissimo livello), per la capacità di leggere sempre in anticipo rispetto agli altri la partita, per essere al tempo stesso bomber e uomo-squadra imprescindibile. Quando un campione polverizza record su record, supera limiti che prima sembravano invalicabili, è giusto che diventi un campione di tutti. Per questo ci auguriamo che col tempo anche i tifosi delle squadre avversarie imparino a considerare Francesco Totti, come Roberto Baggio, un campione di tutti gli italiani, non solo dei romani.

Oltre al record di Totti, la giornata di campionato ha fatto registrare un vero scossone in testa alla classifica. La sconfitta del Milan a Palermo ha lanciato Inter e Napoli che, pur vincendo di misura i rispettivi confronti, ha guadagnato tre punti rispetto alla vetta. Adesso i nerazzurri tallonano il Milan a meno due e i napoletani a meno tre. Molti credevano che la lotta per lo scudetto fosse una cosa tra le milanesi e tuttora snobbano il Napoli. Noi invece crediamo che sarà una lotta a tre. La squadra di Mazzarri, in fondo, centrando l’obiettivo Champions già andrebbe al di là delle aspettative, quindi può giocarsi le gare che restano senza particolari pressioni. Inoltre, se le milanesi dovessero annullarsi nel derby avrebbe l’opportunità di avvicinarsi ulteriormente. In questo senso, il finale di stagione potrebbe rivelarsi entusiasmante. Il Milan ha dimostrato di pagare un prezzo molto alto all’assenza di Ibrahimovic e, più in generale, al suo momento di forma non proprio entusiasmante. L’Inter, al contrario, recuperati tutti gli infortunati e galvanizzata dalla clamorosa impresa di Monaco in Champions, attualmente sembra avere qualcosa di più. Intanto, continua la stupefacente marcia dell’Udinese di Guidolin. Una squadra pazzesca che se non avesse rimediato la miseria di un punto nelle prime cinque giornate di campionato adesso sarebbe saldamente in testa alla classifica. Al momento non sembra esserci avversario in grado di fermarla. E’ lei la favorita per la conquista del quarto posto, anche se la Lazio ha reagito bene alla sconfitta nel derby e resta ad un’incollatura. Più difficile la situazione della Roma che, dopo il pareggio di Firenze, deve recuperare ben sei lunghezze rispetto ai friulani. E’ vero che c’è lo scontro diretto. Ma si giocherà a Udine e contro questa squadra servirebbe davvero un’impresa. Comunque sia, Vincenzo Montella, ha raccolto tre vittorie e due pareggi nella sua esperienza sulla panchina giallorossa. Un ruolino che proiettato su base stagionale avrebbe consentito alla Roma di lottare tranquillamente per lo scudetto. Il che aumenta i rimpianti dei romanisti per l’ennesima stagione buttata al vento.

venerdì 18 marzo 2011

INTERVISTA ALL'ON.ERMETE REALACCI SUL NUCLEARE E IL DRAMMA GIAPPONESE

INTERVISTA AL PROCURATORE INGROIA DOPO LE POLEMICHE SULLA SUA PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE

IL CALCIO ITALIANO AGGRAPPATO ALL’INTER

Pubblicato su TS il 15 marzo 2011


Com’era facile prevedere, già due italiane hanno abbandonato la Champions League. La Roma andando incontro ad un’umiliante sconfitta a Donetsk che ha bissato l’insuccesso dell’Olimpico. Il Milan meritando di andare almeno ai tempi supplementari in una partita finita col nulla di fatto. I modi sono stati diversi, il risultato finale identico. Così, al calcio italiano non rimane che sperare nell’Inter. Abbiamo sempre creduto che quella nerazzurra fosse, tra le nostre formazioni, quella ad avere più probabilità di passaggio del turno, al termine della sciagurata andata terminata con tre sconfitte casalinghe su tre. Perché è quella che ha maggiore propensione offensiva, che in Europa paga quasi sempre, e perché affronta un avversario che non vive la sua stagione migliore. Tuttavia, esistono molte ragioni anche per temere l’ennesima eliminazione. Come abbiamo più volte sottolineato, Leonardo ama un gioco spettacolare, pratica un modulo che spesso si trasforma in un 4-2-4 di brasiliana memoria, fa segnare alle sue squadre molti gol. Però concede anche molto. Si tratta di un particolare che in campo internazionale può diventare un pericoloso handicap. Specialmente quando si ha a che fare con gente come Robben, ultimamente apparso in forma smagliante. Non a caso è appena reduce da una clamorosa quaterna nella Bundesliga. Inoltre, il Bayern non ha più alcuna possibilità di vincere lo scudetto (al contrario dell’Inter) e punterà tutto su questo confronto per dare un senso ad una stagione che rischia di diventare fallimentare. Non ultimo, c’è da vendicare la sconfitta patita nella finale di Champions del maggio scorso. Insomma, l’Inter ha forse una speranziella in più rispetto a Milan e Roma, ma a Monaco serve comunque un’impresa per andare avanti. Vale la pena di sottolineare, con estrema preoccupazione, che se anche i nerazzurri dovessero uscire, l’Italia rimarrebbe senza una sola rappresentante in Europa. Sarebbe un clamoroso fallimento che giustificherebbe, una volta di più, il recente declassamento che ci ha visto privati di una squadra in Champions.

Le nostre migliori rappresentanti, intanto, balbettano anche in campionato. Sia l’Inter che il Milan hanno pareggiato, con identico punteggio, gare nelle quali erano considerate favorite senza discussioni. I nerazzurri venerdì sera a Brescia, dopo il vantaggio di Eto’o, hanno addirittura rischiato di capitolare e hanno salvato la pelle grazie all’errore dal dischetto di Caracciolo, che pure era stato l’autore del pareggio del Brescia. Il Milan, cosa ancora più grave, si è fatto imporre il pareggio a S.Siro dal derelitto Bari. Chiuso in svantaggio il primo tempo, ha evitato la sconfitta grazie ad un gol del più barese dei baresi: Antonio Cassano. Ancora un fantasma Ibrahimovic che, dopo l’impalpabile prestazione a Londra contro il Tottenham, domenica ha rimediato pure un’espulsione. Così le distanze tra le due milanesi sono rimaste invariate (cinque punti) e il titolo è ancora tutto da assegnare. Il prossimo turno potrebbe favorire un avvicinamento dell’Inter che ospiterà in casa il Lecce. Il Milan, invece, è chiamato ad affrontare in trasferta un Palermo che non potrà continuare a perdere in eterno. Alle spalle della coppia di vertice impazza la lotta per le posizioni in Champions. Il Napoli resta aggrappato al terzo posto. Alla fine del primo tempo di Parma sembrava destinato ad un crollo verticale. Nella ripresa, invece, è riuscito a ribaltare brillantemente l’iniziale svantaggio, chiudendo la partita con un perentorio 3-1. Domenica sera avrà la possibilità di consolidare la sua posizione affrontando il Cagliari. A proposito dei sardi, si sono imbattuti nella furia Udinese. La squadra di Guidolin lascia davvero a bocca aperta. Non fosse stato per un inizio stagione disastroso, adesso lotterebbe addirittura per lo scudetto. Vincere a Cagliari non è facile per nessuno, farlo imponendosi per 4-0 impressiona davvero. Sorprende che una provinciale, allenata da un tecnico generalmente considerato abbastanza sparagnino, sia arrivata a mettere a segno addirittura 54 reti, solo uno meno dell’Inter, la metà circa dei quali realizzaati da quell’autentico funambolo che risponde al nome di Totò Di Natale.

A questo punto della stagione, il quarto posto dei friulani appare scalabile soltanto dalla Roma di Vincenzo Montella. I giallorossi, trascinati da un Francesco Totti monumentale, hanno sconfitto la Lazio nel derby ed hanno tenuto il passo di Napoli e Udinese. Per la prima volta dopo molto tempo la squadra ha tenuto botta per l’intera gara, senza passaggi a vuoto, crolli fisici o psicologici. Segno che, nonostante tutto, la qualità c’è. Ovviamente riprendere le squadre che sono davanti non sarà impresa facile. Ma con tre vittorie e un pareggio nelle ultime quattro gare di campionato, sotto la gestione Montella la Roma almeno può giocarsela. Chi al momento non sembra in grado di reggere l’urto è proprio la Lazio che, ancora una volta, alle prese con un avversario di rango ha abbandonato l’iniziativa e si è distinta, oltre che per il nervosismo, per scarso coraggio e personalità.

martedì 8 marzo 2011

RUSSIA: IN ARRIVO UNA SVOLTA STORICA

Pubblicato su TS il 8 marzo 2011


Potere della FIFA e di Joseph Blatter. E’ bastata la sola prospettiva di ottenere l’organizzazione dei Mondiali del 2018 per indurre, tempo fa, il presidente della federcalcio russa Sergej Fursenko a immaginare la più grande rivoluzione che il calcio russo abbia mai conosciuto: il passaggio dai campionati disputati lungo l’anno solare al sistema autunno/primavera, tipico dell’Europa occidentale. Il motivo è facilmente intuibile. I dirigenti del calcio russo, opportunamente supportati da Vladimir Putin, puntano ad avvicinare il più possibile il loro movimento a quello occidentale, eliminando il fattore che storicamente penalizza le squadre dell’est nelle coppe europee: la lunghissima pausa invernale. Così, a partire dal 2012-13 la Russia passerà per la prima volta in assoluto al sistema stagionale che tutti noi conosciamo. Due volte, in epoca sovietica, nel 1936 e nel 1976, si era deciso di disputare due differenti campionati, alla maniera sudamericana, quello primaverile e quello autunnale. Per il resto si è sempre giocato da marzo a novembre. Nei mesi che rimanevano tutti a casa a proteggersi dal freddo. Per allinearsi all’Europa occidentale è stato necessario concepire un campionato di transizione che stabilirà un record di durata. L’inizio, infatti, è previsto per sabato prossimo col derby moscovita tra Lokomotiv e Dinamo. L’epilogo è atteso, addirittura, per maggio 2012! Una stagione, dunque, che durerà la bellezza di quattordici mesi. Cambia anche la formula della Premier Liga. Fino al prossimo novembre si andrà avanti con le classiche trenta giornate e gare di andata e ritorno. Dopo la pausa invernale, le prime otto formeranno un gruppo che lotterà per l’assegnazione dello scudetto. Le rimanenti otto un gruppo che stabilirà le retrocesse. Le ultime due andranno direttamente in seconda divisione. Terzultima e quartultima effettueranno lo spareggio con la terza e la quarta classificata della Pervyj Divizion. Ma nei prossimi mesi potrebbe esserci un’ulteriore sorpresa. Sul tavolo di Fursenko, infatti, giace un progetto che prevede l’allargamento della Premier Liga a diciotto squadre. Naturalmente queste decisioni hanno scatenato prevedibili critiche. Su tutte, quelle che chiamano in causa le condizioni meteorologiche. Ridurre la pausa invernale costringerà molte squadre a disputare alcune gare in condizioni proibitive, come hanno già dimostrato gli impegni di Europa League che hanno visto protagoniste le squadre russe in febbraio. Ma l’obiezione più importante è un’altra. Di recente si è venuto a sapere che il presidente dell’UEFA, Michel Platini, ha in mente di fare in Europa esattamente il contrario: eliminare la pausa estiva e far disputare i campionati nell’anno solare. Se un progetto del genere dovesse passare, la Russia rischierebbe di trovarsi, nel giro di qualche anno, nella situazione di partenza. In attesa di conoscere gli sviluppi futuri, comunque, è notevole la curiosità per un campionato che verrà ricordato come il più strano della storia del calcio russo.

Sul piano tecnico, naturalmente la squadra da battere sarà lo Zenit di Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo, di comune accordo con la società, ha puntato sulla stabilità della rosa che non ha fatto registrare arrivi clamorosi. Ha subito semmai una sfoltita. In attacco l’uomo di punta resterà Kerzhakov con Bukharov a fare da rincalzo. A centrocampo gli uomini più rappresentativi saranno sempre quelli del gruppo storico: Zyrjanov, Denisov, Shirokov, Danny, ai quali si è aggiunto l’anno scorso Bystrov. Si è mantenuto stabile anche il CSKA, secondo l’anno scorso, che punta ancora sul giapponese Honda. Lo Spartak di Mosca, la squadra più amata dal paese, si è mossa molto sul mercato. Ha ceduto quasi mezza rosa ed ha ingaggiato parecchi nuovi elementi. Toccherà al tecnico-manager Karpin trovare una quadratura del cerchio che manca ormai da troppi anni. Gli ex campioni del Rubin non sembrano in grado di impensierire il primato dello Zenit. Rispetto ai momenti migliori non hanno più pezzi da novanta come Dominguez, Bukharov o Martins e i sostituti non sembrano all’altezza. Da segnalare la presenza tra i titolari del nostro Bocchetti. Come sempre nelle ultime stagioni, partiranno in seconda fila la Dinamo e la Lokomotiv. La prima si affiderà ancora alla coppia d’attacco formata da Voronin e Kuranyi, ma la qualità complessiva della rosa non sembra eccellente. La Lokomotiv, salutato definitivamente lo storico allenatore Semin, ha avviato un nuovo progetto rivoluzionando la rosa ed è attesa da una stagione ricca di incognite. In generale possiamo dire che nell’ultimo inverno il mercato in Russia non ha fatto registrare colpi significativi. In questo contesto ha spiccato l’Anzhi di Makhachkala, il club daghestano in cui ha deciso di investire Sulejman Kerimov, il magnate russo a suo tempo fortemente interessato alla Roma. I caucasici hanno deciso di spendere e spandere sul mercato internazionale, provando a convincere alcune stelle cadenti del calcio mondiale a trasferirsi in Russia. Ci sono riusciti con Roberto Carlos. Ci stanno provando con Gattuso, ammaliato da offerte inverosimili dell’ordine degli 8/10 milioni di euro. Al punto da subire l’accusa di voler trasformare la Russia in una sorta di nuovo Qatar.

giovedì 3 marzo 2011

IL NOSTRO CALCIO VEDE IL BARATRO

Pubblicato su TS il 1 marzo 2011


Il Napoli è la prima squadra italiana ad uscire dalle coppe in questo 2011. Paradossalmente è tornata a casa la nostra formazione migliore, quella che ha lasciato una buona impressione meritando la qualificazione. Ai ragazzi di Mazzarri non solo era andato stretto lo 0-0 della gara di andata, ma al Madrigal sono passati in vantaggio, hanno sprecato più volte l’opportunità di segnare una seconda rete, alla fine sono stati puniti dalla rimonta del Villarreal. Il sigillo sulla sconfitta l’ha messo Giuseppe Rossi, talento italiano di dimensione internazionale, trascurato dal nostro calcio, senza che la cosa gli crei particolari rimpianti.
Dopo la resa del Napoli il ranking UEFA offre una fotografia impietosa della realtà del nostro calcio. Ad inizio stagione avevamo iscritto sette squadre, ne sono rimaste tre e di queste se riusciremo a conservarne almeno una sarà già un miracolo. Nella classifica stagionale siamo solo quinti con 11 punti. Per la cronaca l’Inghilterra che è prima di punti ne ha 15,5. Sul piano globale, ossia prendendo in considerazione le ultime cinque stagioni, arriviamo a 59,981 punti. Impossibile riprendere la Germania che è ormai saldamente al terzo posto con 68,103. Questo significa che, a partire dalla stagione 2012-13, abbiamo perso definitivamente un posto in Champions. Tradotto in termini pratici, ciò implica che chi si classificherà al quarto posto nell’attuale campionato potrà ancora accedere ai play-off di Champions. Dalla prossima stagione, però, la quarta classificata dovrà accontentarsi dell’iscrizione in Europa League. Questa sorta di penalizzazione, anche se nel prossimo futuro le nostre squadre dovessero svegliarsi improvvisamente e ricominciare a vincere in Europa, è destinata a durare nel tempo. Il prossimo anno, infatti, uscirà dai conteggi UEFA la stagione 2006-07, l’ultima nella quale abbiamo fatto meglio della Germania. Da allora i tedeschi ci hanno surclassato sistematicamente: nel 2007-08 13,5 a 10,250; nel 2008-09 12,687 a 11,375; nel 2009-10 18,083 a 15,428; nel 2010-11 (provvisoria) 14,333 a 11. Come se non bastasse, la Germania tra dodici mesi si ritroverà a contendere il secondo posto alla Spagna, pure lei ultimamente in calo. Il fatto è che nelle ultime quattro stagioni noi abbiamo fatto peggio pure degli iberici. In sostanza, nei prossimi anni saremo più vicini alla Francia (quinta) che al tanto sospirato terzo posto. In altre parole, se il nostro calcio non riuscirà ad avviare un ciclo virtuoso della durata di almeno un quinquennio, il declassamento che siamo costretti a subire oggi sarà duraturo. Abbiamo sottolineato più volte come questi risultati disastrosi non dipendano tanto dai fallimenti in Champions. In fondo nelle ultime stagioni un paio di volte la coppa più importante siamo riusciti a portarla a casa. E’ in Europa League (ex Coppa UEFA) che le squadre italiane hanno un comportamento modesto e sportivamente colpevole. Questa competizione è avvertita da tutti i nostri club come un fastidio e diventa spesso l’occasione per praticare dei turn-over al limite dello scandalo. Per fare un esempio, che una squadra come la Juventus non sia riuscita a vincere una sola partita nella fase a gironi di quest’ultima edizione è davvero disdicevole. Il fatto è che, nonostante i dirigenti del nostro calcio si ostinino a ignorarlo, le partite in Europa League concorrono alla formazione del ranking UEFA e pesano tanto quanto quelle di Champions League. Per essere chiari, dal punto di vista del ranking vale molto di più portare diverse squadre nei turni decisivi di Europa League che una sola sul gradino più alto della Champions, com’è successo con l’Inter nella passata stagione. In questo senso forse è arrivato il momento che i dirigenti del nostro calcio, FIGC e Lega in testa, escogitino qualcosa per creare degli incentivi per i club iscritti all’Europa League affinché siano indotti ad affrontare questa competizione con maggiore serietà. Ci sembra, infatti, che i vertici dei nostri club siano troppo immaturi sul piano sportivo per avere questo atteggiamento spontaneamente.
Nel frattempo la stagione europea per noi rischia di finire in una vergognosa débacle. Non era mai successo che tre nostre rappresentanti in Champions perdessero tutte i loro confronti casalinghi. Questo, in vista del ritorno, ci mette in condizioni disperate. Anche a voler essere ottimisti, nessuna tra Inter, Milan e Roma ha più del venti per cento di possibilità di farcela. Per l’Inter non sarà affatto facile andare a ribaltare il risultato a Monaco. Il Bayern, ritrovati Robben e Ribery, è tornata ad essere squadra fortissima e pericolosa. I nerazzurri hanno sì un grande potenziale ma nella versione Leonardo concedono troppo. Difficile pensare che possano evitare di subire almeno un gol in Germania. Quanto al Milan a Londra sarà costretto a fare la partita esponendosi ai micidiali contropiede del Tottenham che possiede ali dotate di velocità inaudita. Non parliamo poi della Roma. Nonostante l’arrivo di Montella, continua ad avere gravi problemi di tenuta fisica e mentale. Come si fa a pensare di andare a Donetsk e segnare almeno due gol senza incassarne, quando non si riesce a difendere un congruo vantaggio contro avversari quali Bologna, Genoa o Parma? Serve proprio un miracolo.