mercoledì 29 giugno 2011

INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO GIRO SUI FINANZIAMENTI ALLA CULTURA E GLI INTERVENTI A ROMA 4

INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO GIRO SUI FINANZIAMENTI ALLA CULTURA E GLI INTERVENTI A ROMA 3

INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO GIRO SUI FINANZIAMENTI ALLA CULTURA E GLI INTERVENTI A ROMA 2

INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO GIRO SU FINANZIAMENTI ALLA CULTURA ED INTERVENTI A ROMA 1

RECENSIONE "LO SPORT E L'EUROPA" E COLLANA TICKET PER L'EUROPA

martedì 28 giugno 2011

SI CHIAMA CSKA IL CRUCCIO DI SPALLETTI

Pubblicato su TS il 28 giugno 2011


Dopo essere stati costretti per settimane a parlare di scandali e dei provvedimenti della politica sportiva, torniamo con piacere ad occuparci di calcio. Quello giocato. Lo facciamo oggi dando un’occhiata al più importante dei cosiddetti campionati estivi, ossia quei tornei che si sviluppano lungo il corso dell’anno solare. Ci riferiamo, naturalmente, alla Premier Liga russa. Come molti sapranno, questa sarà l’ultima stagione in cui questo campionato seguirà il suo tradizionale schema. A partire dal 2012-13, in seguito ad una decisione storica, la Russia adotterà quello occidentale che vede la stagione disputarsi dall’autunno alla primavera. Per arrivare a questa nuova organizzazione, la federazione ha deciso di dare vita ad un torneo monstre di transizione che è iniziato a marzo 2011 e terminerà a maggio 2012. Probabilmente si tratta del campionato per club più lungo della storia. Dopo la regular season, le sedici squadre partecipanti saranno suddivise in due gruppi da otto e daranno vita ad altri due gironi di scontri diretti. Il primo gruppo esprimerà la squadra campione e le qualificate per le coppe europee; il secondo le retrocesse e le formazioni che andranno a disputare i play-out.

Ad un campionato particolare, corrisponde una situazione di classifica altrettanto interessante. Al termine del girone di andata, infatti, lo Zenit di Luciano Spalletti, reduce dal doppio successo scudetto-coppa, cui si è aggiunta la supercoppa russa, risulta piuttosto lontano dalla vetta. A dominare è il CSKA, tornato a recitare un ruolo da protagonista assoluto dopo qualche stagione di appannamento. Sono queste le due squadre che presumibilmente si contenderanno il titolo. Non è un caso, visto che sono state anche le uniche formazioni russe ad imporsi in Europa negli ultimi anni. Le difficoltà dello Zenit rappresentano una sorpresa. Per gli standard di Russia la rosa a disposizione di Spalletti è davvero ragguardevole. In porta Malafeev rappresenta una garanzia. La difesa beneficia di uomini bravi ed esperti come Anjukov, Lukovic e Bruno Alves. Il centrocampo riunisce il meglio della scuola russa: Zyrjanov, Denisov, Semak, Vladimir Bystrov (anche se quest’ultimo è fuori per infortunio da molti mesi), la giovane promessa Ionov. A questi si aggiungono due stranieri, Lazovic e Danny, di grande qualità. In attacco il miglior bomber russo, Kerzhakov, cui fa da riserva quel Bukharov che aveva retto le sorti dell’attacco del Rubin campione per due stagioni consecutive. Strano che con questo materiale Spalletti faccia così tanta fatica, dopo aver vinto a spasso lo scudetto lo scorso anno. Colpa soprattutto dei troppi pareggi, come il deludente 0-0 di domenica in casa contro il Terek. Ora il ritardo rispetto al CSKA è di quattro punti, che potrebbero diventare sette se i moscoviti dovessero vincere il recupero contro il Volga. Una delle cause di questa situazione la sconfitta a tavolino patita proprio nella gara contro il CSKA, a causa del mancato schieramento di un numero minimo di giocatori russi under 21. Un infortunio burocratico che ha innervosito notevolmente Spalletti che nelle ultime settimane è apparso assai poco sereno. Lo dimostra anche la sfuriata nel post partita contro la Dinamo, uno dei video più cliccati del web. La squadra, rispetto all’anno scorso, pratica un gioco meno brillante e spesso fa fatica a sbloccare il risultato. Nel girone di ritorno servirà tutta un’altra determinazione. E’ vero che i giochi si faranno l’anno prossimo, ma è indispensabile chiudere la regular season con un ritardo minimo rispetto alla capolista. Altrimenti nella poule scudetto sarà difficile recuperare.

Come abbiamo visto, le cose vanno alla grande per il CSKA di Slutskij. Dopo gli anni delle grandi vittorie, nazionali e internazionali, il club della capitale aveva subito una flessione. Colpa anche di qualche importante perdita, come Zhirkov passato al Chelsea e Krasic alla Juventus. Ma i dirigenti sono riusciti ad innestare alcuni bravi giocatori che hanno dato nuova linfa ad un impianto storicamente collaudato. Il porta c’è sempre Akinfeev. La difesa è sempre basata sui fratelli Berezutskij e Ignashevich. A centrocampo da una stagione giostra il giapponese Honda che in Russia è un calciatore che fa la differenza. In attacco al collaudato Vagner Love si è aggiunto l’ivoriano Doumbia che a Mosca sembra avere trovato la sua dimensione ideale e soprattutto gol a grappoli. Per solidità del gruppo e continuità di risultati, al momento il CSKA è la principale favorita per la vittoria finale. Tutte le altre non sembrano attrezzate per il titolo. Rubin, Dinamo e Lokomotiv si sono alternate alle spalle di CSKA e Zenit ma nessuna di loro sembra potersi inserire nella lotta. Il Rubin, dopo i due storici scudetti degli anni scorsi, ha perso troppi pezzi importanti, Dominguez e Bukharov su tutti. Non basta di certo l’arrivo in difesa del nostro Bocchetti. La Dinamo dispone di Kuranyi, grande attaccante, ma il resto della rosa tende alla mediocrità. Il Lokomotiv, salutato per l’ennesima volta Sjomin, ha fatto una rivoluzione ed è ancora alla ricerca di una continuità. Peggio sta lo Spartak, la squadra più popolare del paese. Sotto la guida di Karpin non riesce a decollare, nonostante l’innesto di calciatori brasiliani e sudamericani di buona qualità. Si sta prendendo, invece, grandi soddisfazioni l’Anzhi, il club sul quale ha investito il petroliere Kerimov, quello che voleva comprare la Roma con la Nafta Moskva. Ha ingaggiato il brasiliano Roberto Carlos con otto milioni di euro e ne ha fatto l’uomo squadra. I risultati si vedono. In ripresa anche il Terek, formazione cecena che ad inizio stagione si era affidata a Ruud Gullit. Licenziato l’olandese è arrivata una vittoria ed un pareggio a San Pietroburgo.

martedì 21 giugno 2011

ADOTTIAMO LA LINEA DURA DELL’UEFA

Pubblicato su TS il 21 giugno 2011



In fatto di scommesse l’UEFA ha mandato un segnale forte e chiaro. In Italia dobbiamo ancora capire che tipo di efficacia potranno avere le iniziative congiunte intraprese di recente dal Ministro Maroni di comune accordo con la FIGC. Quest’ultima ha annunciato inasprimento delle pene per i tesserati che si rendano protagonisti di comportamenti scorretti in relazione alle scommesse sportive. A Nyon hanno già cominciato a fare i fatti. Che su questo tema Platini e compagni non scherzino è noto. Nei giorni scorsi, ad esempio, si è appreso che l’UEFA ha squalificato a vita due arbitri soltanto perché colpevoli di omessa denuncia di una combine. Il numero due del massimo organismo calcistico europeo, l’italiano Infantino, ha fatto sapere che anche se non saranno automatiche le squalifiche a vita, di certo le punizioni per calciatori e arbitri coinvolti in storiacce di partite truccate saranno durissime. Come detto, anche la FIGC ha annunciato inasprimenti delle pene. Vedremo. Generalmente da noi si chiacchiera, altrove fanno i fatti.

Volete un esempio? Mentre a livello europeo il calcio studia il pugno di ferro verso i malfattori, in Italia nei giorni scorsi abbiamo assistito ai lamenti delle prèfiche e degli orfani di Luciano Moggi e compagni. Qui da noi finisce sempre tutto rapidamente nel dimenticatoio, ma basterebbe tornare a leggere i volumi delle intercettazioni di Calciopoli per rendersi conto come la radiazione dell’ex direttore generale della Juventus, di Antonio Giraudo e di Innocenzo Mazzini sia sacrosanta. Anzi. Non si capisce perché gli organi federali abbiano atteso cinque anni prima di renderla operativa. Ricordiamolo a beneficio di chi se ne fosse dimenticato. Dalle intercettazioni è emersa l’attività di un cosiddetto sistema, la cui testa pensante era Moggi, che si muoveva con una doppia finalità: da un lato salvaguardare gli interessi sportivi della Juventus, dall’altra mantenere a tutti i costi lo status quo nel palazzo del calcio, in modo che quegli interessi potessero essere protetti in maniera indefinita. Certo Moggi preparava di comune accordo con Bergamo le griglie arbitrali, per far sì che la Juventus fosse costantemente protetta dai direttori di gara. Ma faceva anche dell’altro. Si dava un gran da fare perché i vertici del calcio rimanessero congelati il più a lungo possibile. Il suo obiettivo, messo in atto di comune accordo con Giraudo e con la collaborazione di Mazzini in FIGC, era quello di tenere inchiodati Carraro e Galliani alle poltrone della Federazione e della Lega, nonché Bergamo e Pairetto a quelle di designatori. Chi si opponeva, come è capitato a Della Valle, veniva spazzato via. Lì non si trattava di alterare il risultato di una partita, di ammorbidire un arbitro o di truccare un risultato. Era molto peggio. Si condizionavano e si orientavano interi campionati. Di fronte a queste risultanze mettere solo in discussione la decisione di radiare quei dirigenti rasenta il ridicolo. Anche perché non si capisce cosa debba fare di più e di peggio un tesserato per essere allontanato definitivamente dal calcio italiano.

Conosciamo perfettamente la principale obiezione a questo ragionamento. Perché a pagare devono essere solo Moggi e gli altri due? Il sistema non era forse completamente marcio? Non c’è alcun dubbio che, a vario titolo, dirigenti di Milan, Lazio, Fiorentina e altri club abbiano partecipato a quel sistema. Dalle intercettazioni, tuttavia, è emerso un ruolo secondario rispetto a quello di Moggi. Erano tutti parti attive ma non con la centralità dell’ex dg bianconero. Infatti non è che non abbiano pagato. Hanno avuto squalifiche meno pesanti, ma le hanno avute. Gli stessi club nominati hanno avuto penalizzazioni più leggere rispetto alla Juventus, ma le hanno avute. Semplicemente perché dagli atti risultava un diverso grado di colpevolezza. Semmai l’attenzione andrebbe concentrata su Franco Carraro che, sebbene “pizzicato” in alcune imbarazzanti conversazioni con Bergamo, se l’è cavata con una semplice multa, il che rappresenta una vera assurdità.

Su una cosa, invece, i tifosi della Juventus hanno perfettamente ragione. Nel faldone delle intercettazioni non sono state inserite le telefonate che riguardavano l’Inter. Qualcuno sostiene perché Telecom Italia, che si occupò tecnicamente della loro realizzazione, era di Tronchetti Provera, noto socio nerazzurro. Noi non sappiamo se le cose sono andate realmente così. Comunque non ne abbiamo le prove. Sta di fatto che in seguito le telefonate tra Moratti, Facchetti e Bergamo sono saltate fuori, dando vita alla cosiddetta Calciopoli bis. Ecco, noi ci aspettiamo che la FIGC prenda dei provvedimenti in questo senso. Se anche l’Inter è stata colpevole, che paghi anche lei. E che paghino tutti quelli che dovessero risultare coinvolti in maniera significativa. Perché questo deve essere chiaro agli amici della Juventus. Non può passare sempre il terrificante concetto di “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Altrimenti nel nostro calcio non cambierà mai niente. Altrimenti daremmo libertà di delinquere (sportivamente parlando s’intende) a chiunque. E cosa resterà del nostro sport più amato a quel punto? Solo macerie. Io credo che i tifosi bianconeri più saggi e onesti possano accettare che venga applicato il principio in base al quale tutti i colpevoli debbano essere condannati, senza guardare in faccia nessuno. Che altro è, se non questo, la giustizia?

mercoledì 15 giugno 2011

SCANDALI REALI E MILLANTERIE

Pubblicato il 14 giugno 2011 su TS


Col passare dei giorni i contorni dell’ultimo incredibile scandalo del calcio scommesse sembrano farsi più chiari. Ci riferiamo soprattutto al coinvolgimento della Serie A, che è poi l’aspetto che a tutti sta maggiormente a cuore. Gli interrogatori dei maggiori accusati (il portiere Paoloni, il commercialista Pirani e il tabaccaio Erodiani) sembrano smentire o quanto meno ridimensionare l’estensione della rete di gare truccate alla massima divisione. Giorno dopo giorno i tanto sbandierati nomi spuntati nelle indiscrezioni della stampa, De Rossi, Totti, Vieri e Sartor, si sono rivelati uno dopo l’altro delle incredibili bufale. Lo stesso Paoloni ha confessato che, al fine di raccogliere puntate su determinate partite - finalizzate al rientro dai notevoli debiti che aveva contratto scommettendo su risultati poi non verificatisi - ha cominciato a millantare contatti con importanti formazioni di serie A che non aveva. Emblematico il caso dell’attaccante del Lecce Corvia, tirato in ballo, come gli altri, ingiustamente. Addirittura Paoloni utilizzava il proprio profilo Skype per spacciarsi per Corvia, onde dimostrare l’attendibilità delle “dritte” sui risultati finali di certe partite. Vedremo alla fine cosa resterà nella rete degli investigatori. Può darsi che qualche partita di rilievo sia stata aggiustata, ma nel complesso l’impressione è che il gruppo di scommettitori avesse la reale capacità di influire e truccare soltanto gare di B e Lega Pro. E’ su quei campionati che probabilmente si concentrerà la maggior parte delle prove che inquirenti eventualmente saranno in grado di raccogliere. Ad alimentare le polemiche resta la dichiarazione del pm Di Martino che ha affermato di aver maturato l’impressione che più di una gara del massimo campionato sia stata condizionata dall’accordo tra i club. Cosa che, se vogliamo, va oltre la questione delle scommesse. Tuttavia, lo stesso Di Martino ha ammesso che la sua impressione, almeno per il momento, non è corroborata dai fatti. Non a caso la sua uscita ha suscitato reazioni negative da parte dei vertici del mondo del calcio nonché la reprimenda di quelli dell’associazione nazionale magistrati. Tutti hanno rimproverato a Di Martino il fatto di aver dato in pasto alla stampa sensazioni e non fatti concreti. Naturalmente restano ancora da chiarire molte cose, soprattutto le posizioni di alcuni famosi personaggi coinvolti, in primis Beppe Signori e a seguire Cristiano Doni e Stefano Bettarini.

Le ultime risultanze inducono ad un paio di riflessioni. La prima è sul ruolo dell’informazione. Ci chiediamo quanto abbia giovato al pubblico e alla credibilità della nostra professione il fatto di tirare in ballo, senza le opportune verifiche, personaggi famosi rivelatisi poi totalmente estranei ai fatti. Ormai la smania della ricerca dello scoop è arrivata a livelli parossistici, tali da mettere a serio rischio l’esistenza stessa delle inchieste giudiziarie. Non è difficile immaginare, infatti, come il fatto di coinvolgere nello scandalo nomi eccellenti possa creare una confusione tale da non consentire più di chiarire la reale portata dei fatti. Il tutto a vantaggio degli stessi imputati. Non accadde così anche con Calciopoli? Nel 2006 i magistrati napoletani erano sul punto di raccogliere le prove schiaccianti relative al cosiddetto sistema Moggi. Improvvisamente, però, fu reso noto l’intero corpo delle intercettazioni su cui si basava l’inchiesta. In questo modo i personaggi interessati ebbero modo di scoprire anzitempo di essere sottoposti ad indagine e di provvedere ad approntare immediatamente una strategia difensiva. Al contrario, il compito dei magistrati diventò più arduo, come del resto si è avuto modo di verificare nelle ricostruzioni accusatorie del processo napoletano. Per carità, chi fa il giornalista, indipendentemente da come la pensi, quando ha una notizia la deve pubblicare. Tuttavia, deontologia professionale impone la verifica delle informazioni. Quando questo non si fa si corre sempre il rischio di andare incontro a clamorosi infortuni, come è accaduto in questi giorni anche a colleghi molto esperti e stimabili.
Registriamo con piacere che finalmente la FIGC e il CONI hanno cominciato a muoversi, di concerto col governo. Sono nate due strutture operative, la UISS (Unità investigativa sulle scommesse sportive) e il GISS (Gruppo investigativo specializzato in scommesse), che avranno il compito di monitorare le situazioni sospette e di intervenire. Non sappiamo che tipo di efficacia potranno avere questi nuovi strumenti. Intanto, però, qualcosa si comincia a fare. La domanda rimane la stessa: poiché le anomalie relative alle gare di certi campionati erano note da tempo, perché si è aspettato tanto per intervenire? Ancora. In queste ore si parla tanto di inasprimento delle pene per i calciatori che scommettono. Si parla di radiazione automatica. Occorreva aspettare questo ennesimo scandalo per scegliere pene così severe? Tutto quello che era già successo dal 1980 in poi non aveva insegnato niente? Speriamo che questa ennesima brutta figura sia davvero l’occasione buona per fare un po’ di pulizia nel calcio italiano.

mercoledì 8 giugno 2011

MESSI E' IL RE DEI GUADAGNI

Pubblicato su TS il 7 giugno 2011


Asso piglia tutto. Questo è diventato Lionel Messi per il calcio del nuovo millennio.
Ormai colleziona trofei a ripetizione, palloni d’oro consecutivi, ha da poco sfondato l’incredibile muro di cinquanta gol segnati in una sola stagione! Ci sono attaccanti che questo numero di gol non lo collezionano neppure in una carriera. Un fenomeno tecnico e mediatico come Messi non poteva non imporsi anche nella speciale classifica che calcola i guadagni globali dei calciatori più ricchi al mondo. L’argentino si conferma il numero uno e supera nuovamente la barriera dei trenta milioni di euro, anche se rispetto ad un anno fa ha subito un decremento di un paio di milioni. Bazzecole per lui. Alle sue spalle, eterno secondo verrebbe da dire, Cristiano Ronaldo, nonostante le finanze del fuoriclasse portoghese siano in aumento ormai da anni. Questo e molto altro emerge dallo studio pubblicato da France Football – al quale chi vi scrive ha dato il proprio contributo - e che vi riproponiamo, come sempre integrato con ulteriori tabelle ed elaborazioni inedite preparate appositamente per i lettori di TS.
Come sempre accade per i calciatori che guidano questa classifica, non è mai lo stipendio la voce di introito principale. Due terzi dei guadagni di Messi, infatti, derivano da contratti pubblicitari, premi e introiti di altra natura. Un po’ diversa la struttura dei guadagni di Cristiano Ronaldo che ricava più o meno la metà dal salario ed altrettanto dal resto dei ricavi. Va detto che anche il portoghese ha subito un leggero decremento così che le distanze tra i due sono rimaste sostanzialmente inalterate. L’anno scorso tra i due c’era David Beckham, il calciatore maggiormente presente in questa classifica da quando France Football l’ha ideata. Lo spice boy paga il passare degli anni ed è scivolato in quinta posizione. Resta comunque ragguardevole il suo peso come uomo immagine, al punto da portare a casa ben 14,5 milioni solo dai contratti pubblicitari. Fin qui tutto sommato nulla di nuovo sotto il sole. Il vero fenomeno di quest’anno, sul piano squisitamente economico, è stato Wayne Rooney. I suoi guadagni sono letteralmente esplosi passando dai 12,6 dell’anno scorso agli attuali 20,7. Un incremento di oltre otto milioni in soli dodici mesi che gli hanno consentito di guadagnare ben dieci posizioni fino al terzo posto. Il tutto grazie allo stipendio più alto in assoluto (oltre tredici milioni) ma anche di un notevole incremento degli introiti pubblicitari, passati da 4,5 a 7 milioni. Segno che la stella del Manchester United ha smesso di essere l’angelo dalla faccia sporca poco attraente per le aziende ed ha cominciato a distinguersi anche come fenomeno mediatico. Le posizioni successive in classifica, a parte Beckham, vedono calciatori le cui entrate sono stazionarie. Mantengono il proprio livello Kakà al quarto posto, Ronaldinho e Tevez al sesto e al settimo. Particolarmente interessante è il caso del brasiliano. Non era mai successo che un calciatore si trasferisse in Brasile mantenendo questi livelli di guadagno. Un segnale inequivocabile del fatto che la situazione economica complessiva del paese è decisamente florida rispetto al passato e che i club brasiliani attualmente possono entrare in concorrenza con quelli europei.
La seconda parte della classifica presenta grandi novità, rappresentate essenzialmente dai giocatori del Bayern e, in misura minore del Mancher City. Segno che qualcosa negli equilibri del calcio europeo sta cambiando. Yaya Touré, ad esempio, entra per la prima volta in classifica e si piazza decimo con poco meno di 14 milioni di euro. Ma è soprattutto il Bayern a stupire. Il suo modello economico vincente consente ai bavaresi di garantire ricche retribuzioni ai propri calciatori. Così entrano per la prima volta in classifica Bastian Schweinsteiger (dodicesimo con 13,2 milioni), Philipp Lahm (quattordicesimo con 12,9 milioni) e Frank Ribery (diciassettesimo con 11,9 milioni). Davvero un ingresso trionfale. Positiva la performance di Fernando Torres (14 milioni) che beneficia soprattutto del trasferimento al Chelsea che gli permette di guadagnare sei posizioni. Lo stesso numero di posti persi da Thierry Henry che col trasferimento negli USA è sceso a 13,6 milioni. In calo anche tutti gli altri calciatori in classifica. Samuel Eto’o con i suoi 13 milioni scende di tre posizioni. Drogba, poco meno di 13, ne perde quattro. Scivolano verso la coda della classifica Gerrard (meno due posizioni con 11,7 milioni) e Puyol (meno sette posizioni con 11,4 milioni). Discorso a parte meritano Ibrahimovic e Buffon. Lo svedese trasferendosi al Milan ha avuto una contrazione dei guadagni: meno due milioni che in termini di classifica significano otto posti in meno. Quanto a Buffon quest’anno risulta all’ultimo posto, il ventesimo. Si tratta dell’unico italiano rimasto in graduatoria, dalla quale è uscito lo stesso Francesco Totti che ha pagato un leggerissimo decremento degli introiti pubblicitari. Un brutto segnale per il calcio italiano che una volta piazzava diversi connazionali in classifica ed ora deve accontentarsi delle briciole. A proposito di nazioni e di club, va detto che la classifica di quest’anno ha prodotto una redistribuzione della ricchezza. Sono ben tredici i club rappresentati contro i dieci dell’anno scorso. A farla da padrone, come al solito, la Premier League con sette calciatori, seguita dalla Liga con quattro. La Bundesliga, grazie agli ingressi dei tre calciatori del Bayern, aggancia la serie A con tre rappresentanti. Poi i risultati storici. Per la prima volta troviamo rappresentati due club americani ed uno brasiliano. Un segno dei tempi.

Come sempre la classifica di France Football prende in esame tre voci specifiche: stipendi, introiti pubblicitari e da sponsorizzazioni, premi. Se ci si limita a considerare gli stipendi, il numero uno, come abbiamo visto, è Wayne Rooney con una ricca busta paga da 13,2 milioni netti annui. Lo insegue ad un’incollatura Cristiano Ronaldo con 13 milioni tondi tondi. Al terzo posto, a sorpresa, Yaya Touré il cui stipendio rappresenta la quasi totalità dei suoi guadagni: 11,1 milioni! Quindi una specie di club dei 10, ossia il gruppo di calciatori che ricevono un salario di 10 milioni netti all’anno. Ne fanno parte Kakà, Lahm, Messi, Ribery e Tevez. Questo sta a significare che ad altissimi livelli gli stipendi delle stelle del calcio mondiale sono più o meno codificati. Viaggiano in coppia, con un milione in meno, gli “italiani” Ibrahimovic e Eto’o. Altissimo, per un giocatore del suo livello, lo stipendio di Puyol, il difensore del Barcellona: 8,5 milioni. Intorno agli otto milioni viaggiano Lampard, Torres e Schweinsteiger. Tra i sette milioni e i sette milioni e mezzo si piazzano Drogba, Ronaldinho e Gerrard. Il nostro Buffon conserva uno stipendio altissimo (6 milioni), anche se nel prossimo futuro, se sono attendibili le voci che lo vogliano lontano dalla Juventus, sarà difficile per lui conservarlo. I più poveri, quanto a stipendio, sono gli “americani”: Beckham e Henry: portano a casa poco più di 4 milioni.
Passando agli sponsor, come detto anche qua vince Lionel Messi. I dettagli dei suoi 20 milioni di sponsorizzazioni e voci varie vengono approfonditi nel box a parte. Al secondo posto resiste Beckham, che rimane un grande uomo immagine. Anche se i suoi 14,5 milioni risentono dei nove milioni in meno determinati dalla scadenza del contratto con Armani e della cessazione del rapporto con Motorola. Stazionario anche a livello di sponsorizzazioni Kakà che beneficia molto delle aziende alimentari come Ringo e Gatorade. Resta un uomo d’oro Ronaldinho che porta a casa 7,5 milioni dagli sponsor. I principali: Nike, Motorola e Honda. Come abbiamo detto, scatta in avanti Rooney oggi molto corteggiato dagli sponsor. I suoi 7 milioni di introiti sono garantiti soprattutto da Nike, Coca Cola, Powerade e Eletronic Arts. Resta ragguardevole la capacità commerciale di Henry (nonostante l’”esilio” negli USA): Reebok, Renault, Pepsi e Gillette se lo tengono stretto. Guadagna molto bene anche Buffon (Puma, Giochi Preziosi, Pokerstars.it): 5,2 milioni. Resta sempre poco appetibile sul piano commerciale Ibrahimovic. Due milioni e mezzo di sponsorizzazioni per uno come lui sono un’inezia. La sola azienda importante che ha deciso di puntare su di lui è la Nike. Lo stesso Eto’o vale appena due milioni, mentre in coda troviamo Frank Ribery che ricava appena un milione.

Se Messi è il Paperone dei calciatori, Josè Mourinho è il re Mida degli allenatori. Anche quest’anno lo Special One si conferma tale, almeno per quanto riguarda i guadagni. Ha totalizzato 13,5 milioni, mezzo in più rispetto all’anno precedente. Gran parte di questi introiti sono determinati dallo stipendio di 10 milioni netti che gli garantisce il Real Madrid (non si sa ancora per quanto). Anche sul piano delle sponsorizzazione, comunque, Mourinho rappresenta un bel personaggio. Porta a casa, infatti, 3,5 milioni, come un calciatore di ottimo livello internazionale. A contribuire alle sue finanze sono Sky Gran Bretagna e i gruppi bancari portoghesi BPI e BCO Millennium. Pep Guardiola si deve accontentare del secondo posto. Niente male, però, per uno giovane come lui. Il tecnico del Barcellona assomma 10,5 milioni. Di questi sette sono garantiti dallo stipendio, quattro dai contratti pubblicitari che ha sottoscritto col Banco di Sabadell e la marca di birra Damm. Potrà sembrare sorprendente, ma al terzo posto troviamo Rafa Benitez con ben 10,2 milioni. Gran parte di questa cifra è costituita dagli emolumenti ricevuti da Liverpool e Inter. Più precisamente la liquidazione che gli spettava dal Liverpool, lo stipendio maturato all’Inter fino al licenziamento e la buonuscita garantita da Moratti. Una bella cifra da godersi senza fare niente altro o quasi. Al quarto posto resiste Fabio Capello che tra stipendio (6,4 milioni) e sponsorizzazioni assomma 8,5 milioni. Si può immaginare la sua tristezza quando sarà costretto a lasciare la panchina dell’Inghilterra il prossimo anno. Fermo restando la presenza di tecnici storicamente affermati come Ferguson, Wenger e Ancelotti, la classifica prevede diversi nuovi ingressi. Il più spettacolare quello di Felix Magath, tecnico vincente del Wolfsburg, che entra prepotentemente con 6,5 milioni. Lo stesso club della Volkswagen, grazie alla buonuscita, garantisce all’ex allenatore McLaren addirittura 5 milioni, abbastanza per posizionarsi al quindicesimo posto. Entra in classifica anche Roy Hodgson al quale il West Bromwich garantisce la bellezza di 5,6 milioni. Rientra anche Advokaat, al quale era stato fatale l’abbandono della panchina dello Zenit. Passato a fare il CT della Russia è tornato in graduatoria con 5,4 milioni. Nuovi ingressi sono anche quelli di Gullit (4,5 milioni dai russi del Terek Groznyj), Deschamps (3,3 milioni dal Marsiglia) e Puel (2,9 dal Lione). Per finire, i tecnici che hanno perso più posizioni sono Mancini (meno quindici posizioni con i suoi 3,8 milioni dal Manchester City) e Felipe Scolari (meno undici posizioni dopo il trasferimento al Palmeiras). Comunque sia, incassi milionari per tutti.





BOX MESSI

Stipendio: 10
Premi: 1
Sponsor: 20
Totale: 31 milioni di euro

Il fatturato di un’azienda di medie dimensioni. Questo vale il calciatore che guadagna di più al mondo, vale a dire il fenomenale Lionel Messi. Dopo avere sfondato il muro della popolarità, ormai Messi viaggia da solo, indipendentemente dai successi del Barcellona. Che comunque restano numerosi e di qualità. Va detto che nel 2010, non avendo potuto beneficiare di una finale di Champions, Messi non ha raccolto molto con i premi: solo un milione, rispetto ai quattro dell’anno precedente. Questa flessione è stata parzialmente compensata da un leggero ritocco dei compensi pubblicitari, passati da 19 a 20 milioni. Grazie al fatto di avere rivinto il Pallone d’Oro e di essere ormai considerato il più forte giocatore del mondo praticamente da tutti, il simbolo del Barcellona è stato eletto dalle aziende a testimonial ideale. Numerosissimi i suoi sponsor: Adidas, Audemars Piguet, Chery, Konami, Pepsi Cola, Air Europa, Gatorade, Lay’s, Herbalife, Lody for Men, Storkman, Danone, YPF Repsol. Sono diverse altre le aziende che hanno scelto Messi per azioni marketing occasionali: Dolce&Gabbana, Microstars/Giochi Preziosi, Damm. Senza contare i ricavi per la diffusione di dvd, libri e tutto il merchandising legato al suo nome. Diversi anche gli investimenti immobiliari che, si sa, garantiscono sempre rendimenti sicuri.



BOX L’ITALIANO

Gianluigi Buffon
Stipendio: 6
Premi: 0,1
Sponsor: 5,2
Totale: 11,3 milioni di euro

Da quest’anno Buffon si sente solo. Non c’è più Francesco Totti a fargli compagnia come unico italiano nella classifica dei più pagati. Sarà per questo che sogna di andare alla Roma? E’ singolare come l’unico italiano rimasto sia un portiere. Va anche detto che per un pelo almeno lui è riuscito a salvarsi, anche se quasi certamente per l’ultimo anno. A corroborare le entrate di Buffon naturalmente è l’elevatissimo stipendio che gli paga la Juventus: ben 6 milioni! Quasi impercettibile il contributo dei premi, visti gli esigui risultati del club bianconero: appena centomila euro. A dare una bella mano sono gli sponsor che seguono ancora Gianluigi con una certa fedeltà. Le aziende che ancora puntano su di lui sono Puma, Flat Professional, Pokerstars.it, Coco Pops/Kellog’s, Giochi Preziosi, A.M.Glory, OIW. Completano il quadro i ricavi derivanti dallo sfruttamento dell’immagine e del merchandising. Per un totale di 5,2 milioni.



BOX MOURINHO

Se si fa eccezione per il 2009, anno in cui Scolari sbancò, dal 2005 Josè Mourinho è ininterrottamente l’allenatore più pagato al mondo. Segno che, indipendentemente dalle vittorie conquistate e dalla bravura, il portoghese è soprattutto una macchina mediatica perfetta che genera ricchezze. I suoi guadagni si mostrano stabili: 13,5 milioni contro i 13 dell’anno scorso. Come detto, il Real Madrid gli garantisce un salario annuale di 10 milioni netti all’anno. Il resto lo fanno gli sponsor già menzionati: Sky, BPI e BCP. In passato, quando ci fu il trasferimento dall’Inter al Real Madrid, lo Special One riguadagnò posizioni in tema di sponsorizzazioni. La permanenza in Italia, infatti, da quel punto di vista l’aveva penalizzato. Ora che il Real Madrid potrebbe licenziarlo, a causa di una stagione fatta di un solo titolo e troppe polemiche, Mourinho dovrà riflettere per bene sul proprio futuro. Sul piano squisitamente commerciale, un ritorno in Italia non gli gioverebbe. Meglio scegliere l’Inghilterra. Ai tempi del Chelsea gli sponsor lo ricoprirono d’oro e si può stare ben certi che sarebbero disposti a farlo nuovamente.

APPELLO AL MONDO DEL CALCIO: BASTA CON GLI SCANDALI!

Pubblicato su TS il 7 giugno 2011


Credevamo di averle sentite proprio tutte. Invece in questo ultimo incredibile e vergognoso scandalo del calcio italiano è affiorata una novità. Marco Paoloni, portiere della Cremonese al momento dei fatti, oggi al Benevento, in occasione della gara Cremonese-Paganese avrebbe somministrato ad alcuni compagni di squadra dei tranquillanti attraverso delle bevande, al fine di attenuare le loro prestazioni in campo. Ha rischiato di avvelenarli perché si era venduto la partita e ci aveva scommesso sopra. Un particolare che ci ha lasciato di sasso. Per il resto registriamo il solito squallore che emerge da storie di questo tipo. Abbiamo lungamente e approfonditamente praticato la storia degli illeciti del calcio italiano, a partire dal caso di Allemandi che causò la famosa revoca dello scudetto del Torino. In particolare, fatte salve le differenze determinate dalla lontananza nel tempo, riscontriamo notevoli affinità col primo grande scandalo calcio scommesse del 1980. Certo allora i calciatori tentavano di truffare i gestori del toto nero. Oggi fanno lo stesso con le società che gestiscono le scommesse legali. In generale, però, i meccanismi di base sono sempre gli stessi. Magari più raffinati, visto anche l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Quando abbiamo cominciato a leggere i primi lanci di agenzia che riferivano dell’arresto di alcuni calciatori, in particolare Beppe Signori, il primo impulso è stato quello di gridare: “finalmente!” Siamo tra coloro, infatti, che da tempo denunciavano, con i limitati mezzi concessi a chi esercita la professione di giornalista, quello che accadeva regolarmente nel calcio italiano, in riferimento alle scommesse, soprattutto nei campionati di B e di Lega Pro. Poiché ci capita regolarmente di effettuare pronostici sulle partite italiane e di consigliare qualche giocata, non era difficile rendersi conto come certe partite fossero a dir poco anomale. Nella stagione in corso certe brutte sensazioni le avevamo provato spesso. D’altra parte, se un bookmaker smette di quotare una determinata partita perché gli scommettitori concentrano in maniera anomala le giocate su un certo esito e poi quello stesso esito si verifica, non occorre essere dei geni per concludere che qualcosa non va. Che poi i campionati di B e di Lega Pro siano particolarmente soggetti a questo tipo di “movimento” pure non è un mistero. In tempi di crisi economica molte società sono in difficoltà, non pagano gli stipendi e i giocatori si arrangiano come possono. Anche scommettendo sui risultati della propria squadra. Oppure vendendosi le partite. In questo scenario la criminalità organizzata talvolta ne approfitta rivolgendosi al calcio delle serie minori per sviluppare il proprio business. Anche perché si tratta di squadre e campionati molto seguiti su base regionale, dunque forti di notevoli bacini d’utenza, senza per questo essere troppo sotto gli occhi dei riflettori. La situazione ideale per prosperare.

Il secondo impulso nel leggere i primi dispacci di agenzia è stato di rabbia. Possibile che una situazione così chiara sia sfuggita a chi di dovere, alla FIGC? Nei giorni scorsi Maurizio Ughi di Snai ha rivelato come nei mesi scorsi in numerose occasioni alla federazione siano state segnalate situazioni anomale relative a determinati match. Dal palazzo del calcio la risposta è stata sempre la stessa: tutto bene. Lo scenario che i magistrati cremonesi stanno ricostruendo con gli interrogatori degli indagati, in precedenza affrescato grazie al decisivo apporto delle intercettazioni, è tale da indurci a puntare il dito contro il massimo organismo del calcio. Chiariamo. Conosciamo Giancarlo Abete e gli riconosciamo di essere un galantuomo. Lo stesso crediamo di poter dire di tutti gli altri massimi dirigenti. Ma non basta essere persone per bene. Occorre che la FIGC in un momento critico per il calcio italiano intervenga con atti efficaci e tempestivi. Non può limitarsi sempre e soltanto a prendere atto dei faldoni che arrivano periodicamente dalle procure della Repubblica, come capita al capo dell’Ufficio Indagini Palazzi. La Giustizia Sportiva deve poter agire autonomamente, deve poter prendere iniziative sulla base di informative che essa stessa deve essere in grado di procurarsi. Deve, per quanto possibile, giocare d’anticipo. Non può arrivare sempre tardi.

Il terzo impulso è stato il bisogno di lanciare un appello ai protagonisti del calcio italiano. Fermateli! Basta con l’illegalità. Non vi chiediamo uno slancio etico. Sarebbe inutile. Viviamo in un paese che da troppo tempo ha deciso di mettersi la morale sotto i tacchi. Vi chiediamo di mobilitarvi in difesa dei vostri stessi interessi. Se gli appassionati, delusi e schifati dall’interminabile successione di scandali, decideranno, come in parte stanno già facendo, di smetterla col nostro calcio, di appassionarsi ai più sani campionati esteri, per tutti voi sarà finita. Fine degli stipendi da nababbi per i calciatori, fine del business per i presidenti, meno lavoro per giornalisti e addetti ai lavori, meno affari per le pay-tv, raccolta più magra per i gestori delle scommesse. Tutte le componenti interessate facciano uno sforzo per isolare ed eliminare per sempre le mele marce, altrimenti la pacchia sarà finita. Per tutti.

INTERVISTA A ALESSANDRO SALLUSTI (IL GIORNALE)

INTERVISTA AL SENATORE IGNAZIO MARINO (PD)

INTERVISTA ON.LE ROCCO BUTTIGLIONE (UDC)

INTERVISTA A FILIPPO ROSSI

mercoledì 1 giugno 2011

INTERVISTA ON.LE GRIMOLDI (LEGA)

INTERVISTA ON.LE PARDI (IDV)

INTERVISTA ON.LE CORSARO (PDL)

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 9

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 8

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 7

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 6

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 5

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 4

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 3

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 2

SPECIALE BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE 1