martedì 21 giugno 2011

ADOTTIAMO LA LINEA DURA DELL’UEFA

Pubblicato su TS il 21 giugno 2011



In fatto di scommesse l’UEFA ha mandato un segnale forte e chiaro. In Italia dobbiamo ancora capire che tipo di efficacia potranno avere le iniziative congiunte intraprese di recente dal Ministro Maroni di comune accordo con la FIGC. Quest’ultima ha annunciato inasprimento delle pene per i tesserati che si rendano protagonisti di comportamenti scorretti in relazione alle scommesse sportive. A Nyon hanno già cominciato a fare i fatti. Che su questo tema Platini e compagni non scherzino è noto. Nei giorni scorsi, ad esempio, si è appreso che l’UEFA ha squalificato a vita due arbitri soltanto perché colpevoli di omessa denuncia di una combine. Il numero due del massimo organismo calcistico europeo, l’italiano Infantino, ha fatto sapere che anche se non saranno automatiche le squalifiche a vita, di certo le punizioni per calciatori e arbitri coinvolti in storiacce di partite truccate saranno durissime. Come detto, anche la FIGC ha annunciato inasprimenti delle pene. Vedremo. Generalmente da noi si chiacchiera, altrove fanno i fatti.

Volete un esempio? Mentre a livello europeo il calcio studia il pugno di ferro verso i malfattori, in Italia nei giorni scorsi abbiamo assistito ai lamenti delle prèfiche e degli orfani di Luciano Moggi e compagni. Qui da noi finisce sempre tutto rapidamente nel dimenticatoio, ma basterebbe tornare a leggere i volumi delle intercettazioni di Calciopoli per rendersi conto come la radiazione dell’ex direttore generale della Juventus, di Antonio Giraudo e di Innocenzo Mazzini sia sacrosanta. Anzi. Non si capisce perché gli organi federali abbiano atteso cinque anni prima di renderla operativa. Ricordiamolo a beneficio di chi se ne fosse dimenticato. Dalle intercettazioni è emersa l’attività di un cosiddetto sistema, la cui testa pensante era Moggi, che si muoveva con una doppia finalità: da un lato salvaguardare gli interessi sportivi della Juventus, dall’altra mantenere a tutti i costi lo status quo nel palazzo del calcio, in modo che quegli interessi potessero essere protetti in maniera indefinita. Certo Moggi preparava di comune accordo con Bergamo le griglie arbitrali, per far sì che la Juventus fosse costantemente protetta dai direttori di gara. Ma faceva anche dell’altro. Si dava un gran da fare perché i vertici del calcio rimanessero congelati il più a lungo possibile. Il suo obiettivo, messo in atto di comune accordo con Giraudo e con la collaborazione di Mazzini in FIGC, era quello di tenere inchiodati Carraro e Galliani alle poltrone della Federazione e della Lega, nonché Bergamo e Pairetto a quelle di designatori. Chi si opponeva, come è capitato a Della Valle, veniva spazzato via. Lì non si trattava di alterare il risultato di una partita, di ammorbidire un arbitro o di truccare un risultato. Era molto peggio. Si condizionavano e si orientavano interi campionati. Di fronte a queste risultanze mettere solo in discussione la decisione di radiare quei dirigenti rasenta il ridicolo. Anche perché non si capisce cosa debba fare di più e di peggio un tesserato per essere allontanato definitivamente dal calcio italiano.

Conosciamo perfettamente la principale obiezione a questo ragionamento. Perché a pagare devono essere solo Moggi e gli altri due? Il sistema non era forse completamente marcio? Non c’è alcun dubbio che, a vario titolo, dirigenti di Milan, Lazio, Fiorentina e altri club abbiano partecipato a quel sistema. Dalle intercettazioni, tuttavia, è emerso un ruolo secondario rispetto a quello di Moggi. Erano tutti parti attive ma non con la centralità dell’ex dg bianconero. Infatti non è che non abbiano pagato. Hanno avuto squalifiche meno pesanti, ma le hanno avute. Gli stessi club nominati hanno avuto penalizzazioni più leggere rispetto alla Juventus, ma le hanno avute. Semplicemente perché dagli atti risultava un diverso grado di colpevolezza. Semmai l’attenzione andrebbe concentrata su Franco Carraro che, sebbene “pizzicato” in alcune imbarazzanti conversazioni con Bergamo, se l’è cavata con una semplice multa, il che rappresenta una vera assurdità.

Su una cosa, invece, i tifosi della Juventus hanno perfettamente ragione. Nel faldone delle intercettazioni non sono state inserite le telefonate che riguardavano l’Inter. Qualcuno sostiene perché Telecom Italia, che si occupò tecnicamente della loro realizzazione, era di Tronchetti Provera, noto socio nerazzurro. Noi non sappiamo se le cose sono andate realmente così. Comunque non ne abbiamo le prove. Sta di fatto che in seguito le telefonate tra Moratti, Facchetti e Bergamo sono saltate fuori, dando vita alla cosiddetta Calciopoli bis. Ecco, noi ci aspettiamo che la FIGC prenda dei provvedimenti in questo senso. Se anche l’Inter è stata colpevole, che paghi anche lei. E che paghino tutti quelli che dovessero risultare coinvolti in maniera significativa. Perché questo deve essere chiaro agli amici della Juventus. Non può passare sempre il terrificante concetto di “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Altrimenti nel nostro calcio non cambierà mai niente. Altrimenti daremmo libertà di delinquere (sportivamente parlando s’intende) a chiunque. E cosa resterà del nostro sport più amato a quel punto? Solo macerie. Io credo che i tifosi bianconeri più saggi e onesti possano accettare che venga applicato il principio in base al quale tutti i colpevoli debbano essere condannati, senza guardare in faccia nessuno. Che altro è, se non questo, la giustizia?

Nessun commento:

Posta un commento