mercoledì 8 giugno 2011

APPELLO AL MONDO DEL CALCIO: BASTA CON GLI SCANDALI!

Pubblicato su TS il 7 giugno 2011


Credevamo di averle sentite proprio tutte. Invece in questo ultimo incredibile e vergognoso scandalo del calcio italiano è affiorata una novità. Marco Paoloni, portiere della Cremonese al momento dei fatti, oggi al Benevento, in occasione della gara Cremonese-Paganese avrebbe somministrato ad alcuni compagni di squadra dei tranquillanti attraverso delle bevande, al fine di attenuare le loro prestazioni in campo. Ha rischiato di avvelenarli perché si era venduto la partita e ci aveva scommesso sopra. Un particolare che ci ha lasciato di sasso. Per il resto registriamo il solito squallore che emerge da storie di questo tipo. Abbiamo lungamente e approfonditamente praticato la storia degli illeciti del calcio italiano, a partire dal caso di Allemandi che causò la famosa revoca dello scudetto del Torino. In particolare, fatte salve le differenze determinate dalla lontananza nel tempo, riscontriamo notevoli affinità col primo grande scandalo calcio scommesse del 1980. Certo allora i calciatori tentavano di truffare i gestori del toto nero. Oggi fanno lo stesso con le società che gestiscono le scommesse legali. In generale, però, i meccanismi di base sono sempre gli stessi. Magari più raffinati, visto anche l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Quando abbiamo cominciato a leggere i primi lanci di agenzia che riferivano dell’arresto di alcuni calciatori, in particolare Beppe Signori, il primo impulso è stato quello di gridare: “finalmente!” Siamo tra coloro, infatti, che da tempo denunciavano, con i limitati mezzi concessi a chi esercita la professione di giornalista, quello che accadeva regolarmente nel calcio italiano, in riferimento alle scommesse, soprattutto nei campionati di B e di Lega Pro. Poiché ci capita regolarmente di effettuare pronostici sulle partite italiane e di consigliare qualche giocata, non era difficile rendersi conto come certe partite fossero a dir poco anomale. Nella stagione in corso certe brutte sensazioni le avevamo provato spesso. D’altra parte, se un bookmaker smette di quotare una determinata partita perché gli scommettitori concentrano in maniera anomala le giocate su un certo esito e poi quello stesso esito si verifica, non occorre essere dei geni per concludere che qualcosa non va. Che poi i campionati di B e di Lega Pro siano particolarmente soggetti a questo tipo di “movimento” pure non è un mistero. In tempi di crisi economica molte società sono in difficoltà, non pagano gli stipendi e i giocatori si arrangiano come possono. Anche scommettendo sui risultati della propria squadra. Oppure vendendosi le partite. In questo scenario la criminalità organizzata talvolta ne approfitta rivolgendosi al calcio delle serie minori per sviluppare il proprio business. Anche perché si tratta di squadre e campionati molto seguiti su base regionale, dunque forti di notevoli bacini d’utenza, senza per questo essere troppo sotto gli occhi dei riflettori. La situazione ideale per prosperare.

Il secondo impulso nel leggere i primi dispacci di agenzia è stato di rabbia. Possibile che una situazione così chiara sia sfuggita a chi di dovere, alla FIGC? Nei giorni scorsi Maurizio Ughi di Snai ha rivelato come nei mesi scorsi in numerose occasioni alla federazione siano state segnalate situazioni anomale relative a determinati match. Dal palazzo del calcio la risposta è stata sempre la stessa: tutto bene. Lo scenario che i magistrati cremonesi stanno ricostruendo con gli interrogatori degli indagati, in precedenza affrescato grazie al decisivo apporto delle intercettazioni, è tale da indurci a puntare il dito contro il massimo organismo del calcio. Chiariamo. Conosciamo Giancarlo Abete e gli riconosciamo di essere un galantuomo. Lo stesso crediamo di poter dire di tutti gli altri massimi dirigenti. Ma non basta essere persone per bene. Occorre che la FIGC in un momento critico per il calcio italiano intervenga con atti efficaci e tempestivi. Non può limitarsi sempre e soltanto a prendere atto dei faldoni che arrivano periodicamente dalle procure della Repubblica, come capita al capo dell’Ufficio Indagini Palazzi. La Giustizia Sportiva deve poter agire autonomamente, deve poter prendere iniziative sulla base di informative che essa stessa deve essere in grado di procurarsi. Deve, per quanto possibile, giocare d’anticipo. Non può arrivare sempre tardi.

Il terzo impulso è stato il bisogno di lanciare un appello ai protagonisti del calcio italiano. Fermateli! Basta con l’illegalità. Non vi chiediamo uno slancio etico. Sarebbe inutile. Viviamo in un paese che da troppo tempo ha deciso di mettersi la morale sotto i tacchi. Vi chiediamo di mobilitarvi in difesa dei vostri stessi interessi. Se gli appassionati, delusi e schifati dall’interminabile successione di scandali, decideranno, come in parte stanno già facendo, di smetterla col nostro calcio, di appassionarsi ai più sani campionati esteri, per tutti voi sarà finita. Fine degli stipendi da nababbi per i calciatori, fine del business per i presidenti, meno lavoro per giornalisti e addetti ai lavori, meno affari per le pay-tv, raccolta più magra per i gestori delle scommesse. Tutte le componenti interessate facciano uno sforzo per isolare ed eliminare per sempre le mele marce, altrimenti la pacchia sarà finita. Per tutti.

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