La traduzione del pezzo uscito questa settimana su France Football
Roma, una città in fibrillazione
In una città diversa da Roma, sarebbe stato uno scenario benedetto.
Pensate: le due squadre della Città Eterna si giocheranno il prossimo lunedi
pomeriggio all’Olimpico il posto di vice-capolista del campionato italiano. In
palio la qualificazione diretta per la fase a gironi della Champions League per
quello che occuperà il posto d’onore della Serie A (il trono è gia della Juve)
al termine dell’attuale stagione.
Tutto bene dunque? Non proprio. Nelle due società l’avvicinarsi
del derby mette tutti in fibrilazione. Colpa della posta in palio, ma anche delle
possibili reazioni dei tifosi. Non solo e non tanto per le possibili
provocazioni fra le due parti. Quanto piuttosto dall’atteggiamento dei
supporter nei confronti delle rispettive società. Il fatto è che le relazioni
con gli ultra sono molto complicate alla Roma, così come lo sono da anni alla Lazio.
Al punto che qualcuno non ha esitato a parlare di « nemici interni »
per qualificare quei tifosi che contestano i propri dirigenti, in curva o davanti
ai cancelli dei centri di allenamento.
Alla Lazio il presidente Claudio Lotito
conosce molto bene il fenomeno. Il patron biancoceleste è in guerra con i
« suoi » ultras quasi dal momento del suo arrivo, undici anni fa. Gli
Irriducibili, la frangia piu dura dei tifosi, gli rimprovera da sempre di
ideare solo Lazio « low cost », lontanissime dall’età dell’oro
precedente, quella della presidenza Cragnotti (uno Scudetto, una Coppa Coppe,
una Supercoppa d’Europa, due coppe e due supercoppe d’Italia), a cavallo del
nuovo millennio. Ma anche di aver rotto i rapporti con loro, rifiutando di indugiare
ulteriormente nelle pratiche difuse un tempo un po’ dappertutto (abbonamenti
gratis, soldi per le trasferte, ecc.). Minacciato allora da alcuni, continua a
girare con la scorta. Sebbene in questa stagione i buoni risultati abbiano
rasserenato gli animi.
Alla Roma, per ora, non è accaduto nulla del genere. Però la popolarità
del proprietario del club giallorosso, l’italo-americano James Pallotta, è
calato in modo vertiginoso in questi ultimi tempi. Sbarcato nella capitale
italiana nell’estate 2012 con l’etichetta di salvatore della patria, quello che
molti consideravano affettuosamente come una sorta di « zio d’America »,
venuto per ridare alla Roma il lustro di una volta, è diventato il « nemico pubblico numero 1 » per una
fetta della curva sud. Gli stessi tifosi che, il 19 aprile contro l’Atalanta
(1-1), lo hanno contestato apertamente, lasciando vuoti ampi settori per
« protestare contro Pallotta » !
Come è stato possibile arrivare fino a questo punto ? Tutto è
partito da uno striscione esposto all’Olimpico nella gara col Napoli (1-0),
quindici giorni prima. La
Curva Sud criticava l’eccessiva –secondo gli ultras-
esposizione mediatica della mamma di un tifoso napoletano (Ciro Esposito)
ucciso da un ultra della Roma prima della finale di Coppa Italia della scorsa
stagione (Napoli-Fiorentina 3-1, all’Olimpico). Questo striscione porterà alla
chiusura di una parte delle curva da parte della commissione disciplinare.
E’ la goccia che fa traboccare il vaso di Pallotta, gia irritato da
quanto accaduto in Roma-Fiorentina (0-3), quando gli ultras avevano convocato i
giocatori sotto la curva per rimproverarli. Alla radio ufficiale della società il
padrone della società è un fiume in piena: «Fucking idiots and
assholes ! », spara in diretta. Per tutta risposta, gli ultras
appenderanno uno striscione ai cancelli di Trigoria, riccordandogli che « questi
stronzi e fottuti idioti » portano soldi al club, aggiungendo un insulto a
Pallotta in cui era citata la madre. « La mia mamma mi diceva cose ben
peggiori! » ribatterà con un pizzico di umorismo il boss giallorosso, in
modo di fare capire di non essere per niente intimorito, approfittando
dell’occasione per qualificare come « merda » i suoi nuovi nemici.
Dopo questo intermezzo poetico, gli ultras della Roma hanno contestato Pallotta
ad ogni occasione, comprese le gare della Primavera.
Questi modi piuttosto ruvidi e battaglieri dell’italo-americano hanno
sorpreso tanti. Perchè lui viene dall’ambiente assai piu felpato degli sport
US. E perchè il calcio italiano non è abbituato a reazioni così brutali. E’ tanto
vero che Pallotta non ha avuto troppi messaggi di sostegno da parte degli altri
presidenti di Serie A. Nella Capitale, c’è chi ha visto in quelle polemiche un
modo per Pallotta di sviare l’attenzione rispetto ai risultati altalenanti della
Roma nella seconda parte della stagione. Altri, hanno letto questo suo
atteggiamento come un
modo per mettere pressione ai tifosi. Tipo: faccio tutto per mettere su
una grande squadra, non venite a mettermi i bastoni fra le ruote.
Certo è che gli scontri verbali con gli ultras non rendono piu agevole
l’azione del presidente, alla ricerca frenetica di nuovi investitori per il suo
progetto faraonico di Tor di Valle. Fra nuovo stadio, zona comerciale ed uffici,
infrastrutture, il costo finale dovrebbe superare il miliardo e mezzo di euro!
In quest’ottica deve vendere un’immagine idilliaca del suo club, evidanto che i
« fucking idiots » prendano la scena.
Evidentemente, la situazione generale nella prossima stagione dovrà
migliorare sensibilmente se la
Roma vorrà davvero impedire alla Juve di vincere un quinto
scudetto consecutivo. « L’amore dei tifosi romanisti è incontenibile,
sostiene un ex-giocatore della Roma. Ma può diventare odio in un batter
d’occhio, e questo non ce lo si può permettere a lungo se si vuole fare
concorrenza alla Vecchia Signora .» La situazione è tesa alla Roma, ma
niente impedisce che possa tornare il sereno. Per questo esistono due rimedi
miracolosi: vincere le partite e comprare campioni. Aspettando il
calciomercato, gli uomini di Rudi Garcia possono fare il colpo grosso battendo la Lazio nel derby. Una Lazio
che dimostra come non ci sia niente di scontato. Se Claudio Lotito resta
parecchio antipatico a numerosi tifosi biancocelesti, l’atteggiamento degli
ultras si è un po’ ammorbidito. Dopo anni di spalti vuoti, la Lazio di Stefano Pioli,
Antonio Candreva, Miroslav Klose e Felipe Anderson ha avuto spesso la
soddisfazione di giocare in un Olimpico pieno e entusiasta. A dimostrazione che
le vittorie, a volte, rendono tutto più dolce.
Antonio Felici