mercoledì 12 giugno 2013

GARCIA: POCO TEMPO PER CONVINCERE

Ho manifestato in più occasioni forti perplessità sulla scelta di Rudi Garcia come nuovo tecnico della Roma. La mia non è una posizione preconcetta. I dubbi sono legati soprattutto al momento particolare vissuto dal club. Due anni di miseri fallimenti (tre se contiamo anche la stagione targata Unicredit), avrebbero richiesto da parte dei dirigenti idee chiare e velocità di decisione. Niente di tutto ciò. Di fronte alla necessità di dare una seria sterzata ad un progetto quasi morente, sarebbe servito un tecnico dal carattere e dall'immagine forti, uno pronto a vincere subito. Il nome giusto era quello di Mazzarri. Invece ci si è baloccati per mesi, nella certezza che Allegri sarebbe arrivato nella capitale. Poi, in fretta e furia si è provato a mettere una pezza contattando allenatori a destra e a manca: Bielsa, Blanc, Pioli, Donadoni e chissà quanti altri. Alla fine la scelta è caduta su un tecnico che rappresenta, nella migliore delle ipotesi, la quarta scelta. Si è commesso, dunque, lo stesso errore delle precedenti stagioni. Alla totale incoerenza della società, che si muove con disinvoltura tra programmi tecnico-tattici completamente diversi tra loro, corrisponde la disperazione di una piazza, quella giallorossa, stanca di aspettare. Non sono più i tempi della pazienza infinita per i Luis Enrique di turno. La nuova Roma dovrà fare bene e subito. Pena la contestazione immediata. Siamo sicuri che Rudi Garcia sia in grado di affrontare questa situazione? Ha forse mai vissuto nella sua carriera momenti di tale difficoltà? La risposta è no. La sua esperienza si è sviluppata in tranquille e sonnacchiose cittadine della provincia francese: Digione, St.Etienne, Le Mans, Lille. Avesse lavorato almeno in piazze calde come Parigi o Marsiglia. Nemmeno quello. Solo club tranquilli e senza particolari esigenze, di quelli che ti lasciano tutto il tempo per lavorare senza assillarti. Pubblico scarso e distratto: se la squadra gioca male, al massimo si protesta andando al cinema. Come affronterà Garcia una piazza difficile come quella romana? Mistero. Sul piano tecnico, direi che Garcia sarebbe stata una scelta comprensibile ai tempi di Luis Enrique. Col Lille, infatti, ha dimostrato, avendo molto tempo a disposizione, di lavorare bene con i giovani e di valorizzarli. E' forse questo che gli chiederà la dirigenza della Roma? In questo caso, a differenza del Lille, Garcia avrà pochissimo tempo per dimostrare le sue capacità. In Francia, prima di vincere il titolo, poté permettersi di fare un settimo, un quinto e un quarto posto. La Roma, a differenza del Lille, è un grande club: dopo anni di fallimenti non può aspettare tanto. Riuscirà il nuovo tecnico a bruciare le tappe? Ne dubito fortemente. Garcia è un buon allenatore. Ma occorre anche chiedersi come mai il presidente del Lille fosse così ansioso di liberarsene. Va ricordato, infatti, che Seydoux ha dichiarato che con lui s'era esaurito un ciclo ben prima che cominciasse la trattativa con la Roma. In pratica, l'ha invitato a cercarsi una nuova sistemazione. Evidentemente il sesto posto nell'ultima Ligue 1 non deve essergli andato giù. In fondo il titolo conquistato due anni fa è rimasto un exploit isolato. La stessa partecipazione alla Champions è stata deludente. Insomma, prima di definire Garcia un "vincente" ci penserei due volte. Molti altri sono i dubbi: la sua mancata conoscenza della lingua e del calcio italiano, la scarsa abitudine a lavorare con i campioni e, peggio ancora, con giocatori bizzosi e refrattari, come sono stati alcuni giallorossi quest'anno. Tuttavia, poiché Garcia è un professionista serio ritengo doveroso fargli un in bocca al lupo, augurandogli di fare un buon lavoro (mercato estivo permettendo). Ma stia attento: di tempo per convincere gli stanchi tifosi giallorossi ne ha davvero poco.

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