«Gran
parte delle difese dei deferiti sollevano eccezioni e propongono istanze sulla
base di un presupposto erroneo. Pretenderebbero infatti di applicare al
procedimento sportivo
norme e principi propri
dell’ordinamento penale. Nel processo penale, fondato sul sistema accusatorio,
la prova si forma nel dibattimento. Al contrario nel procedimento sportivo ha valore
pieno di prova quanto acquisito nella fase delle indagini o prima ancora dell’apertura
di esse (ad esempio, i rapporti arbitrali che godono perfino di fede
privilegiata) o da indagini
svolte in altro tipo di procedimento (ad esempio, atti inviati
dall’A.G.). Non può essere
reclamata, pertanto, l’applicazione al presente procedimento
delle norme previste dal libro
terzo del codice di procedura penale.
Il principio del contraddittorio
si realizza nel rispetto delle forme previste dal CGS e non in base al codice
di procedura penale che regola posizioni e diritti di tutt’altra natura e
rilevanza.
Come più volte ribadito in
recenti decisioni del TNAS più avanti citate, lo standard
probatorio richiesto per
pervenire alla dichiarazione di responsabilità a carico dell’incolpato è
diverso da quello richiesto dal diritto penale ed è sufficiente un grado di
certezza inferiore ottenuto sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti.»
Più chiaro di così si muore. Naturalmente uno può chiedere che la giustizia sportiva sia riformata. Anche io penso che debba esserlo. Ma finché rimarrà questa, occorre difendersi secondo gli strumenti, pochi o tanti che siano, che questa ti mette a disposizione. Forse per questo, nonostante la Bongiorno sia probabilmente il più bravo avvocato che ci sia oggi in Italia, forse sarebbe stato il caso di affidarsi ad un professionista esperto di diritto sportivo. Invece di lamentarsi in conferenza stampa. Se lo sfogo di Conte è comprensibile, quello degli avvocati, a mio avviso, lo è molto meno.
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