Premessa. Le sentenze vanno sempre rispettate e non provando alcun godimento per le condanne altrui prendiamo atto con grande serenità della drastica riduzione della squalifica ad Antonio Conte stabilita dal Tnas.
Tuttavia, l'epilogo della sua vicenda, soprattutto se messa in relazione con gli altri molteplici eventi che hanno caratterizzato Scommessopoli e le relative sentenze, suscita alcuni interrogativi. Primo: come mai si è gridato allo scandalo quando il procuratore Palazzi in prima istanza aveva proposto un patteggiamento a tre mesi, per ritrovarsi poi con una condanna definitiva quasi identica? Secondo: come mai lo stesso Palazzi è passato dal proporre un patteggiamento a tre mesi ad una richiesta di condanna a 15 mesi? Terzo: come mai il giudice Sandulli, commentando la condanna a dieci mesi per Conte, ha dichiarato che all'allenatore della Juventus era andata bene, perché al posto di omessa denuncia si sarebbe potuto parlare di illecito? Una sentenza non dovrebbe lasciare dubbi: o è omessa denuncia o illecito. Quarto: come mai, posto che a Conte è stato contestata un'omessa denuncia, il Tnas, pur confermando questa colpa, ha applicato una così vistosa riduzione di pena, addirittura pari a due terzi? Se Conte era innocente la squalifica andava cancellata e gli andavano presentate le scuse, se era colpevole quattro mesi sono una sanzione semplicemente ridicola.
Naturalmente, alcune di queste domande potranno essere chiarite dopo la lettura delle motivazioni della sentenza del Tnas. Resta il fatto che, partendo dalla medesima documentazione, organi diversi della giustizia sportiva sono arrivati all'emissione di sentenze molto diverse tra loro. Al tempo stesso, non sembra che ci sia stata parità assoluta nel trattamento dei vari imputati. In particolare, ricordando anche quanto accaduto in occasione delle riduzioni finali di pena per Calciopoli, il Tnas si profila sempre più come una sorta di "organo di indulgenza plenaria". Si parte sempre con dichiarazioni roboanti, annunci di mano pesante, radiazioni e pesanti squalifiche, poi nell'arco dei tre gradi di giudizio le sanzioni finiscono inevitabilmente con l'annacquarsi.
Quando è scoppiata Scommessopoli i vertici federali avevano parlato di fare piazza pulita. Tranne qualche caso, la montagna ha partorito il classico topolino. Nel frattempo il procuratore Palazzi, la cui attività nell'ultima raffica di processi è stata oggetto di diverse critiche, è stato confermato nel suo ruolo. Doveva essere una rivoluzione, ci ritroviamo nella solita palude. In queste condizioni, è inutile sperare di poter migliorare il calcio italiano. Non resta che darsi appuntamento al prossimo scandalo.
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