sabato 19 gennaio 2013

IL GIUDICE GUARINIELLO RISPONDE AD ANTONIO FELICI SUL CASO ARMSTRONG E SUL DOPING NEL CICLISMO

Dottor Guariniello, molti registrano una regressione del fenomeno doping nel ciclismo. Cosa ne pensa e se ne rallegra? “In effetti questa è la sensazione generale. In questo senso, il caso Armstrong ne è la dimostrazione. Devo dire che per certi versi il ciclismo è stato lo sport più colpito dal fenomeno doping ma anche quello che ha affrontato il problema con maggiore serietà e determinazione. Anzi molti esponenti del mondo del ciclismo si lamentano del fatto che altri sport non sono stati sottoposti agli stessi controlli seri. Questa non può essere una giustificazione, ma devo dire che c’è del vero in questa lamentela. Anche negli altri sport bisognerebbe agire con la stessa determinazione”. Cosa pensa delle inchieste sul doping nel ciclismo? “In assoluto sono quelle che sono riuscite ad andare più a fondo. Nel caso del ciclismo, però, è stato assai più semplice accertare le responsabilità perché l’utilizzo delle sostanze dopanti è più rudimentale. In altri sport dove girano molti soldi, come ad esempio il calcio, il doping è molto più raffinato, il suo utilizzo è più nascosto e difficile da individuare. Per esempio, un conto è scoprire il doping nelle gare amatoriali di ciclismo, molto più difficile scoprire quello che non va negli sport iper-professionistici. Noi in Italia abbiamo fatto molte inchieste ma io non sono ancora soddisfatto. Si potrebbe fare di più”. Come ha vissuto a suo tempo la notizia della morte di Pantani? “Ci sono rimasto molto male. Al pari di tutti gli appassionati di sport, avevo in mente le sue imprese. E’ stato un dramma umano incommensurabile che mi fa dire che gli sportivi vanno tutelati”. N.B. L'intervista completa al link: http://www.antoniofelici.it/2013/01/idee-choc-intervista-raffaele.html

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