martedì 5 luglio 2011

TRA ARGENTINA E BRASILE PUO’ GODERE L’URUGUAY

Pubblicato su TS il 5 luglio 2011


Le vicende del calcio mercato estivo quest’anno si intrecciano con un’edizione molto attesa della Copa America. Al di là dei contenuti specifici, si tratta di una vetrina eccezionale in cui il Sudamerica mette in mostra il meglio della propria produzione. Il torneo, quindi, assume un’importanza notevole per quasi tutti i club europei più importanti che si apprestano a fare acquisti oltre oceano. Sul piano tecnico e storico si tratta di una edizione assai interessante della Copa. Intanto perché una delle due nazionali che guidano l’albo d’oro con quattordici vittorie a testa, Argentina e Uruguay, hanno la possibilità di acciuffare il primato solitario. In questo senso è particolarmente attesa l’Argentina che gioca in casa e non vince questa coppa dal moltissimi anni. Quanto al Brasile, dominatore assoluto di quasi tutte le ultime edizioni, continua il tentativo di rimonta nella graduatoria, essendo in colpevole ritardo dopo aver snobbato la competizione per troppi anni.

Nel girone A non è stato positivo l’esordio dei padroni di casa. Contro la modesta Bolivia gli argentini si aspettavano una vittoria limpida che, al contrario non è arrivata. Il tecnico Batista ha puntato inizialmente sul trio d’attacco Lavezzi, Messi, Tevez. Hanno deluso tutti. Non è un caso se il risultato è stato recuperato nella ripresa con l’innesto di Aguero e Di Maria. Il primo, in particolare, è stato autore di un gol davvero spettacolare. Al di là delle scelte tattiche di Batista, destinate comunque a far discutere, resta insoluto il dilemma Messi. Il giocatore più forte del mondo, capace di giocate addirittura inverosimili per la loro bellezza ed efficacia quando indossa la maglia del Barcellona, in nazionale non brilla quasi mai. Intendiamoci, anche contro la Bolivia la squadra si rianimava solo quando lui toccava la palla. Tuttavia, la mancanza di un’organizzazione di gioco perfetta, come quella del Barça, non lo mette in condizione di dare il meglio. Si sente sempre più spesso paragonare Messi a Maradona. Sul piano squisitamente tecnico e delle giocate il paragone ci sta tutto. Su un punto la Pulce è ancora molto lontana dal Pibe de Oro. Anche quando era affiancato da compagni di squadra non eccezionali, in nazionale Maradona era capace di vincere le partite da solo. In questo senso, il Mondiale del 1986 resta impareggiabile. Ma c’è di più. Aveva carisma, esercitava al punto la leadership da farsi trascinatore unico dei suoi. Messi questa qualità non ce l’ha. Sarà per il fatto di non essere cresciuto calcisticamente in Argentina ma nelle giovanili del Barcellona, sarà solo per un fatto caratteriale, resta il fatto che stenta a proporsi come capo carismatico della sua nazionale. E’ per questi motivi che quando indossa quella maglia appare solo un lontano parente del fuoriclasse che apprezziamo in Europa. Nel girone dell’Argentina, a parte la Bolivia che con questo pareggio può sperare nel miracolo qualificazione, da seguire la Colombia che vanta qualche giocatore di ottimo livello. Su tutti il Falcao del Porto fresco vincitore dell’Europa League, oltre agli “italiani” Zapata, Armero, Zuniga, Yepes e Cuadrado.

Non è stato felice nemmeno l’inizio del Brasile nel girone B. Contro un Venezuela abile a proporre una gara difensiva, la nazionale verdeoro ha steccato. Il trio offensivo Pato, Neymar, Robinho ha mostrato polveri bagnate. Solo qualche lampo per il quotatissimo Neymar, anche se il più pericoloso è apparso Pato che ha colpito una traversa. Questo Brasile, che appare tutto proiettato nella ricerca del gruppo migliore per il mondiale casalingo del 2014, non convince del tutto. Sembra non esserci la giusta coesione tra il gruppo degli anziani affermati (Julio Cesar, Maicon, Daniel Alves, Lucio, Thiago Silva, Robinho) e la cosiddetta “generazione 90”, ossia i giovanissimi talenti emergenti (Neymar e Lucas su tutti). Per Menezes il lavoro non sarà facile. A questo punto anche la qualificazione è tutta da guadagnare. Il Paraguay, infatti, appare formazione ben solida, priva magari di fuoriclasse assoluti, ma dotata di una buona organizzazione di gioco. Lo stesso Ecuador potrebbe trovare nuovi stimoli dopo aver fallito la qualificazione all’ultimo mondiale.

Nel girone C segnaliamo sempre volentieri l’Uruguay di Oscar Washington Tabarez. Reduce da un mondiale sudafricano eccezionale, in cui forse avrebbe meritato di giocarsi la finale, la Celeste ha tutte le carte in regola per disputare una grande Copa America. Forlan, dopo un campionato deludente con l’Atletico Madrid, avrà voglia di rifarsi, mentre scalpitano Cavani e Suarez, attaccanti in fortissima ascesa. Il resto dei reparti forse non è irresistibile, ma il vecchio Tabarez sa come fare calcio presentando una nazionale degna di questo nome. Come faccia, poi, un paese con nemmeno tre milioni e mezzo di abitanti a sfornare squadre sempre così competitive a livello di nazionali, rimane un mistero imperscrutabile. Anche per questo, l’Uruguay resta la nostra out-sider preferita per la vittoria finale. Molto interessante sarà seguire anche il Cile, ricco di talenti emersi nella nostra serie A. Su tutti Alexis Sanchez

Nessun commento:

Posta un commento