sabato 25 febbraio 2012

SPECIALE FRANCE FOOTBALL MILAN-JUVE. PIRLO: IL CERVELLO

(Versione italiana dell'articolo principale su Milan-Juve uscito oggi su France Football)

Per Massimiliano Allegri è diventato un tormentone. Dura dall’inizio della stagione ma si è intensificato in questi giorni che precedono la grande sfida. Ad ogni intervista arriva immancabile, puntuale la domanda: “Ma era proprio necessario che il Milan rinunciasse a questo Andrea Pirlo”? Il tecnico del Milan fa buon viso a cattivo gioco, risponde sempre con garbo e cortesia. Ma in fondo non riesce a nascondere del tutto il fastidio per la domanda. Già, perché molti pensano che dietro l’addio ai rossoneri del talentuoso centrocampista della Nazionale, di cui ha immediatamente e saggiamente approfittato la Juventus, ci sia proprio una sua pressione nei confronti di Galliani e degli altri suoi dirigenti. “Ha deciso lui di andare via – ha risposto per l’ennesima volta ad inizio settimana – ma Andrea è un giocatore straordinario. Però credo che spesso nella vita dopo tanti anni si abbia bisogno di cambiare. Lui a Torino ha trovato nuove motivazioni, quelle che sicuramente al Milan dopo dieci anni erano venute meno. Ma le sue qualità non si discutono”. Apparentemente la reazione di Allegri è indiscutibile, politicamente corretta. Ma le cose stanno esattamente così? Il fatto che oggi Pirlo sia diventato un perno imprescindibile della nuova Juventus di Antonio Conte è soltanto la conseguenza di una decisione del giocatore? Lo chiediamo ad Aldo Serena, commentatore televisivo di Mediaset, nonché ex attaccante sia del Milan che della Juventus: “A prima vista non si capisce come mai il Milan abbia deciso di rinunciare alle sue prestazioni. In realtà esistono almeno due motivi. Il primo riguarda la sua carriera. Superati i trenta anni era alla ricerca ancora di un contratto pluriennale. Al Milan di recente si è imposta una politica po’ restia ad allungare troppo i contratti ai giocatori, per così dire, maturi. La Juventus, invece, gli offriva quanto lui desiderava: un contratto lungo con emolumenti elevati. Però a pesare è stato anche il tecnico del Milan Allegri che ha sempre pensato di puntare ad un centrocampo forte fisicamente ed equilibrato tatticamente. Insomma, con Allegri Pirlo avrebbe dovuto adattarsi, come ha fatto nella passata stagione, ad un ruolo più da interno. E ad Allegri il fatto che lui sia andato via non è certo dispiaciuto”. Nella sua ultima stagione rossonera, la prima di Allegri in panchina, in effetti il centrocampista aveva modificato la sua tradizionale posizione in campo. Ce lo spiega sempre Serena: “Con la Juventus Andrea è tornato a giocare nella posizione che più ha amato e che gli è stata confezionata su misura da Carlo Ancelotti: il regista davanti alla difesa. Al Milan, invece, con l’arrivo di Allegri gli è stato chiesto di fare un lavoro più simile a quello dell’interno di centrocampo, un ruolo che lui non predilige. Antonio Conte l’ha recuperato al vecchio ruolo, proteggendolo con una difesa molto coperta che, spesso, è composta da tre difensori centrali”.
Tornando all’antico ruolo di regista arretrato e fonte di ispirazione del gioco, Andrea Pirlo ha scoperto una seconda giovinezza. E’ diventato il sole attorno al quale ruota tutto il sistema planetario della Juventus, l’elemento che consente al collettivo bianconero, il più forte come gruppo della serie A, di esprimersi sempre ad altissimi livelli. Per questo proprio lui è diventato l’uomo chiave della grande sfida in programma sabato sera a S.Siro. La sua presenza in maglia bianconera, infatti, fa sì che la gara risulti equilibrata ed incerta, nonostante tutti pensino che nel complesso il Milan abbia una qualità tecnica sensibilmente superiore. Ma davvero questo diamante puro del calcio italiano non sarebbe servito al Milan? Possibile che Allegri lo considerasse un freno al gioco della sua squadra e non una risorsa? Aldo Serena ha le idee molto chiare al riguardo: “Andrea Pirlo rappresenta un perno fondamentale nella Juventus, non a parole ma nei fatti. Contrariamente a quanto si possa pensare, aiuta la squadra a tenere i ritmi alti con la sua capacità di giocare il pallone in velocità e di servire sempre il passaggio. Nella Juventus non è mai l’uomo che rallenta la manovra, anzi con la sua visione di gioco e i suoi passaggi la velocizza”. Che Pirlo sia il vero motore del gioco juventino se n’è accorto un tecnico talentuoso come Luis Enrique. Nella gara di andata di campionato, la sua Roma era chiamata ad affrontare una pericolosa Juventus in un periodo in cui alla Roma le cose andavano molto male. I giallorossi non potevano perdere. Ebbene, Luis Enrique, contravvenendo in parte alle sue convinzioni, normalmente offensive, decise di marcare ad uomo Pirlo, utilizzando Pjanic in costante pressione su di lui. Il bosniaco fece talmente bene il suo lavoro che Pirlo non riuscì ad essere il consueto sopraffino suggeritore e la Juventus ne risultò menomata, al punto da rischiare seriamente di perdere la gara.
Alla Juventus sono perfettamente consapevoli di tutto questo. E siccome vogliono tornare a vincere subito non hanno esitato a riconoscergli un contratto triennale (scadenza 2014) da quattro milioni di euro netti a stagione. Non male per un giocatore di trentatre anni! Pirlo li ha ripagati alla grande. Le cifre parlano da sole. Nell’ultima gara disputata, quella contro il Catania, proprio un suo gol su punizione – il primo in maglia bianconera – ha consentito alla Juventus di avviare la rimonta. Non solo. In quella stessa gara Pirlo ha toccato ben 147 palloni, ha tirato 6 volte in porta e regalato ai compagni altrettanti assist. Oltre al gol, gli sono stati accreditati 13 lanci, tutti finiti con precisione chirurgica tra i piedi dei compagni. D’altronde stiamo parlando di un giocatore che raramente arriva a sbagliare in una partita il venti per cento dei palloni che tocca. Alla Juventus sono molto contenti del suo ingaggio. Sicuri, come sono, che nei suoi tre anni di permanenza non saranno pochi i trofei che Pirlo potrà contribuire a conquistare.
Ma cosa ne pensa lui, il diretto interessato? Al momento della firma del contratto disse: “Ho sentito la necessità di vincere con un altra maglia. Volevo vivere altre esperienze. La Juve vuole tornare ad essere la regina d’Italia e d’Europa e la sfida mi piace”. Più di recente è tornato su questo concetto: “Potevo andare ovunque. Ho deciso di venire alla Juve. Mi piaceva il progetto, lo stadio nuovo e poi era una società che da un po che non vinceva. La sfida mi ha affascinato. Spero di giocare ancora per altri cinque, sei anni cosi”. Non sappiamo se effettivamente Pirlo riuscirà ad esprimersi a questi livelli per tutto questo tempo ancora. Quel che è certo è che se nei prossimi due o tre anni la Juventus riuscirà a vincere, in larga parte lo dovrà proprio alla sua classe.

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