giovedì 19 aprile 2012

Dramma Morosini: per tutti un invito a riflettere

Pubblicato il 17 aoprile su www.betpress.it

Calcio italiano in lutto per la morte del giocatore del Livorno

SABATO DI DOLORE
Lo stop ai campionati deciso dal presidente Abete ha permesso a tutti di meditare sulla storia di un ragazzo colpito da diverse tragedie familiari e che trovava
nel calcio un motivo
per sorridere alla vita


Chi vi scrive era appena un ragazzino quando il 30 ottobre del 1977 Renato Curi, centrocampista ventiquattrenne, si accasciava in campo nel corso di un Perugia-Juventus, morto per arresto cardiaco. Per decenni la tragica vicenda del calciatore perugino è rimasta nella memoria degli appassionati di calcio che ebbero la sventura di viverla. Non era mai accaduto di vedere un calciatore morire in campo (qualche anno prima era deceduto Beatrice, ma negli spogliatoi). Non è più accaduto nemmeno in seguito, almeno in Italia. Fino allo scorso terribile sabato, quando la tragedia s’è ripetuta. Vittima stavolta Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, che si è spento per arresto cardiaco nel corso della gara di serie B col Pescara allo stadio “Adriatico”.
Il calcio italiano ha fatto bene a fermarsi. Abbiamo rispetto per le ragioni di chi avrebbe voluto che si giocasse lo stesso. Ma a nostro avviso è stato meglio così. I calciatori dell’Udinese, club al quale Morosini apparteneva, lo conoscevano da anni e non se la sentivano di scendere in campo con la morte nel cuore. Crediamo che anche la gran parte degli appassionati non avrebbe assistito volentieri allo spettacolo calcistico domenicale con le impressionanti immagini di Pescara ancora stampate nella mente. Non solo. Il fatto di essersi fermati, il raccogliersi in lutto, riteniamo abbia offerto un momento di utile riflessione al nostro mondo. Anche se l’Italia è un paese assolutamente all’avanguardia nella medicina sportiva e con ogni probabilità la morte di Morosini dovrà essere catalogata come semplice fatalità, non è sbagliato interrogarsi sul numero crescente di problemi cardiaci che hanno colpito, a livello internazionale, i giocatori di calcio, famosi e non. I casi di Antonio Cassano e Fabrice Muamba, fortunatamente conclusi felicemente, solo gli ultimi di una lunga serie.
E’ giusto che il calcio si interroghi su quanto sta accadendo.
Fermarsi è servito soprattutto a far emergere la storia di Piermario Morosini, ragazzo colpito da numerose tragedie familiari, che attraverso il calcio cercava di lottare per la vita e per il benessere dell’unico familiare rimastogli: la sorella disabile. Un esempio per tanti colleghi più fortunati che, come testimoniano gli ultimi scandali, bruciano vite e carriere inseguendo il denaro facile.

1 commento:

  1. Io sono per natura cinico e scettico. Sul fermare il campionato all'inizio ho pensato: "quanti morti ci sono ogni giorno..... Solo perchè era in una partita di calcio di diretta tv ci commuoviamo tutti". Poi ho pensato però, che se lo sport, e il calcio in particolare, è lo specchio di un paese, è stato giusto fermarsi a riflettere.
    Con i controlli di oggi, Eddie Merkcx no avrebbe potuto correre. E vincere quello che ha vinto. Oggi invece si fanno molti più controlli, ma il livello è stato talmetne elevato, la competizione esasperata, i limiti spostati di molto in avanti, che forse siamo e saremo destinati a pagare questo prezzo. Come il modello di consumo e sviluppo della nostra società di cui il calcio è, appunto specchio. su una macchina lanciata a 200 all'ora possiamo mettere tutti i sistemi di sicurezza che vogliamo. Ma sempre a 200 all'ora andiamo a sbattere..
    Pittarello

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