mercoledì 22 dicembre 2010

BENITEZ: LA RABBIA DI UN UOMO TRANQUILLO

Pubblicato su TS (Totoguida Scommesse) il 21 dicembre 2010


Siamo da sempre grandi estimatori di Rafa Benitez. Non sarà il più bravo allenatore di tutti i tempi ma è comunque serio, preparato, professionale. Ha passato anni a studiare i suoi colleghi, soprattutto quelli italiani, maturando nel tempo una grande capacità tattica che spesso si è anche tradotta in un’ottima organizzazione di gioco. Nonostante la recente nomea che l’ha accompagnato, è anche un tecnico vincente. Provateci voi a vincere lo scudetto in Spagna guidando il Valencia, interrompendo lo stucchevole monologo di Barcellona e Real. Soprattutto è specializzato nelle competizioni ad eliminazione diretta. Resta storica quella Champions League vinta ad Istambul alla guida del Liverpool, al termine di un’incredibile rimonta ai danni del Milan. Al di là delle capacità professionali, che nessun critico sensato può mettere in discussione, è anche una persona per bene. Da questo punto di vista è davvero l’anti-Mourinho. Pacato nei toni, rispettoso degli avversari, mai arrogante né spocchioso. Sempre pronto ad assumersi le proprie responsabilità, talvolta anche a costo di coprire quelle altrui. Solo una persona così poteva sopportare tanto a lungo il discutibile atteggiamento di Moratti e del suo entourage. Fino a poche ore dalla partenza per Abu Dhabi lo hanno tenuto sulla graticola minacciando di licenziarlo senza nemmeno concedergli la soddisfazione di giocarsi il Mondiale per club. Segno che avevano deciso di scaricare su di lui tutte le colpe per la deludente prima parte di stagione dell’Inter. Lui ha abbozzato. Era visibilmente arrabbiato, ma ha deciso di tirare avanti, caricandosi la croce sopra le spalle. Eppure nell’individuare nel tecnico il capro espiatorio della difficile situazione Moratti ha commesso un grave errore. E’ sufficiente conoscere un po’ di calcio per sapere che quando una squadra ha vinto tutto, soprattutto un trofeo che mancava da oltre quaranta anni, come è successo all’Inter, per ridare motivazioni al gruppo è necessario mescolare un po’ le carte. Molti giocatori, infatti, soprattutto se in là con gli anni rischiano di sentirsi appagati. Moratti avrebbe mostrato di avere saggezza se avesse deciso di rinunciare a tre o quattro elementi di spicco della rosa, sostituendoli con giocatori di pari livello ma più giovani e affamati. Inoltre c’era la questione dell’allenatore. Mourinho è un tecnico sicuramente bravo, per certi versi fuori del comune. Ti fa vincere ma ti costringe anche a tirare fuori tutto quello che hai e anche di più. Non tanto sul piano fisico ma su quello nervoso. Non è un caso se i giocatori della sua Inter in campo sembravano morsi dalla tarantola. Due anni con un tecnico così ti prosciugano mentalmente. Per caricare un gruppo spossato dal suo tecnico e dalle vittorie sarebbe stato necessario ingaggiare un grande motivatore. Benitez non ha queste caratteristiche. E’ essenzialmente allenatore di campo, non uno specialista della gestione della psiche dei calciatori. Sarebbe stato il tecnico ideale se Moratti avesse rinnovato la rosa. Al contrario, il presidente per la prima volta nella sua gestione non solo non ha comprato ma ha pure venduto. Rispetto alla passata stagione l’Inter attuale ha un Balotelli in meno. A tutto ciò si sono aggiunti gli infortuni che hanno decimato la rosa al punto da costringere Benitez a cavarsela spesso e volentieri con i ragazzini. Colpa sua gli infortuni? Siamo seri. Sono molti i campioni che hanno fatto faville nella passata stagione, magari hanno anche disputato un grande Mondiale, e poi sono scoppiati. E’ accaduto con Milito, Snejder, Maicon. Ma anche a Robben del Bayern. Per questo la rosa andava rinforzata e rinnovata. Tutti questi sono errori da addebitare interamente a Moratti e ai suoi collaboratori. Benitez, semmai, ha avuto il torto di non mettere subito le cose in chiaro, dimettendosi già in agosto quando si era reso conto che le sue richieste sarebbero state ignorate. Per mesi è stato in silenzio. Dopo la brillante conquista del Mondiale per club, ennesimo titolo della sua carriera, è sbottato. Sinora, ha detto, mi sono preso colpe non mie. Adesso basta. O il club rispetta le promesse estive e compra tre o quattro giocatori a gennaio oppure parli col mio procuratore e contratti la mia uscita di scena. Un pugno nello stomaco per squadra, tifosi e dirigenza, ancora impegnati nei festeggiamenti ad Abu Dhabi. Noi siamo dalla parte di Benitez. Forse avrebbe potuto arrabbiarsi prima ma ha voluto essere professionista fino in fondo. Condividiamo la sua uscita perché finalmente costringerà Moratti a prendere di petto la situazione e a decidere cosa vuole davvero. Se crede sinceramente nelle qualità dell’attuale tecnico deve metterlo nelle condizioni di lavorare in maniera ottimale, esattamente come fece a suo tempo con Mourinho. Se non ha fiducia in lui e ancora si considera una “vedova” dello Special One, allora meglio farla finita subito. Benitez non è più disposto a fare la vittima sacrificale, assumendo su di se colpe non sue. Adesso tocca solo a Moratti decidere.

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