mercoledì 4 maggio 2011

CHAMPIONS: SEMIFINALI ANCORA TUTTE DA GODERE

Pubblicato su TS il 2 maggio 2011


Questa settimana, nel corso del week-end, molto probabilmente verrà sancita la vittoria del titolo da parte del Milan. Con otto punti a tre giornate dalla fine i rossoneri possono già festeggiare. Il maggiore motivo di interesse per la nostra serie A, dunque, è scemato. Resta ancora incerta la lotta per l’ultimo posto disponibile in Champions League e quella per non retrocedere. Tuttavia, chi volesse dedicarsi solo al calcio di altissimo livello dovrà necessariamente sintonizzarsi sulle gare di ritorno delle semifinali di Champions.

E’ vero, l’esito dei due match sembra ormai scontato. Ma è in questa competizione che si vive il grande calcio, talvolta indipendentemente dal risultato finale. Prendete Manchester United-Schalke 04. Dopo il 2-0 a favore degli inglesi nella gara di andata la qualificazione non è più in discussione. Ma volete mettere il gusto che si proverà nell’ammirare lo stadio inglese pieno e festante che applaude una squadra, quella di Ferguson, praticamente perfetta. Un organismo armonioso che, col passare degli anni e dei giocatori, si esprime sempre ai massimi livelli secondo un consolidato modello fatto di geometria lineare e velocità. E quei giocatori che da soli valgono il prezzo del biglietto. Ryan Giggs, che pur essendo stagionato resta un campione decisivo come pochi, puro esempio di bravura e professionalità. O Rooney, cui l’allenatore può chiedere indifferentemente di fare il goleador, il suggeritore oppure il terzino e lui lo fa senza fiatare. E lo fa bene. Che dire, poi, del talento infinito di Raul che, scaricato dal Real Madrid, sta dimostrando nello Schalke che quando uno ha testa e piedi il dovere suo continua sempre a farlo. Che nel suo caso sono gol e record. Che importa se già sappiamo che in finale andrà il Manchester? Per noi spettatori neutrali, conterà solo la classe che mostreranno i giocatori, la voglia di divertire e, perché no, di vincere.

Per non parlare, poi, del clasico Barcellona-Real Madrid. E’ vero, all’andata il Barça ha ipotecato la qualificazione e fatto saltare i nervi a Mourinho. Ma quando in gioco c’è il tecnico portoghese le partite non sono mai banali. Già il portoghese. In Italia era adorato e venerato, non solo dai tifosi dell’Inter. Frotte di giornalisti impazzivano per lui. Più li insultava e più gli si sottomettevano, pur di strappargli un titolo. Chi vi scrive, lo sapete, è stato tra i suoi critici più feroci. Trovava insopportabile il suo approccio manicheo, bianco o nero, o con me o contro di me, l’idea che i trofei si vincano con le astuzie della psicologia piuttosto che con la classe dei campioni e col bel gioco. Pensavamo che una volta abbandonata l’Italia avrebbe sì lasciato tante vittorie, ma anche molte macerie. Ne è una dimostrazione l’Inter di quest’anno. I suoi calciatori, soprattutto i più fedeli, spremuti e torchiati sul piano psicologico, una volta tornati alla normalità di una vita sportiva priva di continui elettroshock, si sono afflosciati come sacchi vuoti. I risultati si sono visti. Josè Mourinho, poi, è l’esatto contrario della cultura sportiva. In Spagna ha tentato di esportare il suo modello consolidato. Ma quello iberico è un paese diverso dal nostro. Lì le vittorie sono importanti, ma lo è ancora di più il bel gioco. Lì il carisma del tecnico è importante, ma lo è di più l’educazione e il rispetto del prossimo. Così quando Mourinho è andato in conferenza stampa e si è prodotto in uno dei suoi presunti colpi di genio mediatici rifiutandosi di rispondere alle domande, la quasi totalità dei giornalisti si è alzata e se n’è andata. Così si risponde alla mancanza di rispetto. E il suo Real? Una squadra ricchissima di campioni ma che bada solo a difendersi e a speculare sull’avversario. Tutto questo per cosa? Una misera Coppa del Re! Al posto della dirigenza del Real lo licenzieremmo per lasciarlo andare in altri lidi. Dove le sue qualità istrioniche contano più dell’essenza del calcio. Come è diverso l’esempio del Barcellona di Guardiola, una squadra anch’essa ricca di campioni straordinari ma che si preoccupa dal primo all’ultimo minuto di tenere palla, di attaccare, di segnare gol, montagne di gol. A volte potrà anche perdere accidentalmente, ma che sollievo regala all’anima di ogni appassionato di calcio! Con questi protagonisti, con calciatori così forti, con questi modi di intendere il calcio tanto lontani, un Barcellona-Real Madrid non sarà mai scontato e banale. Anche se all’andata è finita 2-0 per chi giocherà in casa.

Gli appassionati facciano attenzione a non perdersi nemmeno le gare di ritorno delle semifinali di Europa League. C’è da ammirare lo straordinario Porto di Vilas Boas. E’ vero, il campionato portoghese non è la Liga o la Premier e l’Europa League non è la Champions. Ma con tre o quattro campioni e un manipolo di giocatori buoni ma normali questo giovane allenatore poco più che trentenne sta incantando l’Europa. Segna gol a grappoli, cosa inconsueta per la tradizione lusitana, e dà spettacolo. Un caso da seguire da vicino. Come il fenomeno Portogallo, un paese povero in grado di piazzare tre squadre nelle semifinali di Europa League. Un paese calcisticamente emergente che dona speranza a chi come noi è alle prese con la quotidiana decadenza italica.

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