Pubblicato su TS il 17 maggio 2011
Si può vincere uno scudetto nel momento stesso in cui si va in B? Impossibile, direte voi. Invece il miracolo è accaduto a Marassi. Quando l’arbitro ha sancito la vittoria del Palermo e la matematica retrocessione della Sampdoria, il popolo blucerchiato invece di disperarsi ha cominciato ad applaudire. Certo, forse era un modo per farsi coraggio, uno scatto di nervi per urlare al mondo che la Samp è ancora viva. Forse era solo il riflesso condizionato di una tifoseria che al termine della più assurda stagione della sua storia ancora non ha realizzato quanto accaduto. Comunque sia, una reazione all’inglese. Quante volte, anche tra le colonne di questo giornale, abbiamo manifestato la nostra stima per la cultura sportiva britannica? La stessa che fa sì che i supporter di una squadra retrocessa invece di inveire si alzino in piedi, magari con le lacrime agli occhi, per applaudire i propri beniamini, ringraziandoli per aver dato tutto. Ebbene, ci fa piacere che un comportamento simile l’abbia avuto il popolo blucerchiato il cui stadio, non a caso, è il più inglese tra quelli italiani. In questi momenti a questi tifosi va tutta la nostra comprensione. Appena pochi mesi fa per un niente non hanno festeggiato l’ingresso nei gironi della Champions. Ora si ritrovano in B. Un campionato che non gli appartiene, una realtà estranea ad un club che per storia e possibilità economiche dovrebbe collocarsi sempre nella prima metà della classifica. Com’è potuto accadere?
E’ raro trovare un caso di fallimento sportivo, come quello della Sampdoria, di cui si riesca ad individuare il colpevole con tanta chiarezza. Alla famiglia Garrone va ascritta la piena responsabilità per la catastrofe tecnica di quest’anno. I proprietari della Erg non hanno mai brillato per la loro munificità. Pur disponendo di un patrimonio che non ha nulla da invidiare a quello dei Moratti, petrolieri come loro, hanno sempre amministrato il club con estrema parsimonia. Nonostante ciò, attraverso acquisti mirati ed una buona gestione tecnica sono sempre riusciti ad ottenere ottimi risultati. Come il quarto posto nella passata stagione che aveva regalato alla squadra il diritto a disputare i play-off della Champions League. L’immeritata eliminazione patita dal Werder Brema evidentemente gli ha fatto perdere la testa. Privati del prestigioso palcoscenico europeo, con gli annessi ricchi guadagni cui evidentemente avevano già fatto la bocca, i Garrone si sono improvvisamente ripiegati su se stessi cominciando a pensare più alla riduzione dei costi di gestione del club che al suo benessere tecnico. Solo così si può spiegare la doppia cessione di Cassano e Pazzini nel mercato di gennaio. La Sampdoria in un colpo solo s’è privata della coppia d’attacco della Nazionale, un patrimonio tecnico che poche squadre potevano vantare. E’ vero, Cassano era diventato un problema e Pazzini aveva chiesto di essere ceduto. Ma nessun proprietario che non sia uno sprovveduto avrebbe mai accettato di privarsi di entrambi in un colpo solo. Nell’occasione la voglia di fare cassa gli ha giocato un brutto scherzo. A quel punto sarebbe servito un dirigente esperto come Marotta per ovviare alle partenze con qualche valida operazione di mercato. Peccato che il direttore sportivo nell’estate precedente era partito alla volta di Torino. Così, di fronte all’inevitabile crisi di risultati la proprietà non ha trovato di meglio che licenziare uno dei più bravi tecnici di scuola italiana in circolazione: Di Carlo. Per sostituirlo con chi poi! Con quel Cavasin i cui migliori risultati sportivi si perdono nella notte dei tempi e che in due esperienze fallimentari con Bellinzona e Sampdoria è riuscito a vincere una sola gara su venti! Al presidente Riccardo Garrone vanno tutti i nostri migliori auguri perché attualmente non gode di ottima salute. Al figlio Edoardo riconosciamo di averci messo la faccia nel momento peggiore. Tuttavia, ciò non ci esime dall’affermare che per come hanno gestito il club negli ultimi mesi meritano questa retrocessione. Chissà che un anno di purgatorio in B non gli sia d’insegnamento per il futuro. Resta il rimpianto per la tifoseria sampdoriana cui siamo idealmente vicini e alla quale auguriamo di ritrovare al più presto il campionato che merita.
Per una dirigenza che ha lavorato male ce ne sono altre alle quali vanno fatti i complimenti per la salvezza raggiunta. Tanto per cominciare a quella del Cesena. In estate avevamo indicato la romagnola tra le formazioni papabili per la retrocessione. Siamo stati smentiti. A fronte di una indiscutibile povertà tecnica della rosa, sotto la sapiente guida di Ficcadenti la squadra ha disputato un ottimo campionato fatto di geometrie e tanta corsa. Una salvezza meritatissima. Va dato merito anche alla dirigenza del Lecce che, quando le cose non andavano bene, ha respinto le dimissioni di De Canio. Forte della fiducia della presidenza, l’allenatore ha continuato ad insistere con l’idea di salvarsi attraverso il gioco e alla fine l’obiettivo è stato centrato. Una menzione finale per il Bologna. Nonostante una crisi societaria senza precedenti, Malesani e i giocatori hanno fatto quadrato e sono riusciti a portarsi in salvo. Cosa mai facile quando non hai la certezza del presente e tantomeno del futuro.
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