mercoledì 3 novembre 2010

RISCHIO IN CHAMPIONS PER ROMA E MILAN

Pubblicato da TS il 2 novembre 2010

Le nostre squadre non arrivano all’appuntamento di Champions nel migliore dei modi. Prendete il Milan. Dopo la netta sconfitta patita al Santiago Bernabeu stranamente non era squillato nessun campanello d’allarme. Molti pensavano che a Madrid, contro una squadra di campioni come quella di Mourinho, si poteva perdere senza che questo costituisse scandalo. In realtà qualcosa di particolare in quella circostanza doveva essere accaduto se persino Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, ha dichiarato a fine partita di avere temuto una sconfitta per 0-5. Nell’occasione, infatti, il Milan è stato letteralmente sopraffatto dall’avversario. Circostanza singolare per un club tradizionalmente abituato ad imporre agli altri il proprio gioco, non a subirlo. Tuttavia, la successiva convincente vittoria in campionato contro il Napoli in trasferta aveva fatto rientrare le preoccupazioni. Così, la battuta d’arresto patita sabato sera a S.Siro contro una Juventus ben organizzata ha lasciato tutti di sorpresa.

Nell’occasione il tecnico Allegri, impegnato nella difficile impresa di trovare un’impostazione tattica che consenta a tutte le stelle rossonere di giocare, ha rispolverato il vecchio modulo utilizzato da Carlo Ancelotti. Quattro difensori, due attaccanti e quattro centrocampisti disposti secondo la figura geometrica del rombo: Pirlo vertice basso a fare il play-maker, Gattuso e Boateng centrali a contenere e Robinho vertice alto a sostenere le punte. Per almeno venti minuti l’antico schema, disegnato da Ancelotti su Pirlo e Kakà, ha funzionato. Il Milan ha sciorinato un gioco divertente ed ha comandato la partita. Dopo il gol della Juventus, però, tutto è svanito di colpo. La squadra ha perso sicurezza, il gioco non si è più sviluppato con regolarità e disinvoltura, tutti gli uomini di qualità della squadra hanno cominciato a soffrire il pressing e il gioco energico degli avversari.

Quanto accaduto sabato sera sta ad indicare che il Milan ha un vizio antico ed uno nuovo di zecca. Quello antico: quando la squadra viene aggredita con velocità e determinazione, soprattutto a centrocampo, fatica a trovare il bandolo della matassa. Questo è un difetto tipico delle formazioni ricche di talento. Anche ai tempi di Ancelotti talvolta accadeva. Il vizio recente, invece, è la mancanza di fiducia nelle proprie possibilità che affiora talvolta. Tecnico e giocatori sono consapevoli di lavorare ad un nuovo ed ambizioso progetto tattico ma hanno bisogno di tempo per rodarlo e per convincersi che può portare al successo. Accade così che quando il Milan concede all’avversario il predominio non riesca poi a riprendere in mano le redini della partita e perde il filo. Non si spiega altrimenti, ad esempio, la prestazione di un talento indiscutibile come Pato, irresistibile nella prima mezzora di gioco, impreciso e balbettante nel resto del match. Non è un caso se l’altra sconfitta stagionale dei rossoneri in campionato sia arrivata a Cesena, contro una squadra che nell’occasione li ha ubriacati con corsa e pressing ininterrotti per tutti i novanta minuti. Con queste difficoltà l’appuntamento di S.Siro contro il Real Madrid si annuncia assai insidioso. Il Real di Mourinho, infatti, non solo è ben messo in campo e corre, ma dispone anche di talenti purissimi come quello di Cristiano Ronaldo in grado di distruggere le difese di qualunque avversario. Il Milan è avvisato.

La Roma, da parte sua, a Basilea è attesa da una gara da dentro o fuori. Dovesse uscire sconfitta la qualificazione agli ottavi si allontanerebbe terribilmente. Serve una vittoria, c’è poco da fare. Indubbiamente il 2-0 sul Lecce dovrebbe aver rinfrancato l’ambiente. Sabato pomeriggio s’è vista una squadra finalmente in grado di creare, come in passato, occasioni a grappoli. Peccato che un po’ la sfortuna (troppi legni) un po’ la bulimia di Vucinic, che s’è divorato una mezza dozzina di gol, abbiano impedito la goleada. Tuttavia, non bisogna dimenticare che al modesto Lecce in formato trasferta sono state concesse diverse nitide palle-gol. Insomma, i tre punti sono arrivati ma Ranieri deve lavorare ancora molto. Poi c’è il caso Totti. Il capitano ha avuto una comprensibile, anche se eccessiva, reazione nervosa ad una espulsione demenziale. Salterà il derby. Non è detto che sia un male. Potrà sfogare tutta la sua rabbia in Champions, lasciando spazio in campionato a chi sente meno di lui l’impegno stracittadino. Un problema in meno per Ranieri. Comunque sia, a Basilea occorre sfoderare una prestazione con i fiocchi. Sarà soprattutto la fase difensiva sotto osservazione. In campo internazionale se si lasciano così tante occasioni agli avversari si paga sempre dazio.

Stando ai risultati è l’Inter l’italiana che affronta l’impegno di Champions con maggiore serenità. Oltre tutto, la gara di andata contro il Tottenham ha dimostrato che se i ragazzi di Benitez sapranno rimanere concentrati la vittoria non è certo un miraggio. Occhio però. A Genova i campioni d’Europa hanno vinto soprattutto grazie ad una papera del portiere e si sono limitati a difendere quel gol regalato e poco più. A Londra servirà ben altro. Ma Benitez è tecnico accorto ed esperto e ne è perfettamente consapevole.

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