domenica 28 agosto 2011

LUIS ENRIQUE ATTENTO A FARE IL FENOMENO

Pubblicato su www.paesesera.it il 23 agosto 2011


Ormai da anni ho l’abitudine di seguire una precisa regola. Non giudico mai il lavoro di un allenatore prima che siano trascorsi due o tre mesi dall’inizio del campionato, soprattutto se gli viene affidato un nuovo progetto tecnico. A mio avviso, infatti, non ha senso criticare la qualità del gioco, i meccanismi di squadra e i risultati prima che questi abbia avuto tempo sufficiente per mettere in pratica ciò che ha in mente. Dunque mi guarderò bene dal giudicare Luis Enrique per il deludente precampionato della Roma o il risultato negativo della prima uscita stagionale a Bratislava. L’iniziale esclusione di Totti e Borriello contro lo Slovan, però, hanno poco a che fare col progetto tecnico. Su questo perciò qualcosa da dire ce l’ho.
La gestione di Borriello è stata a dir poco demenziale. Nessuno mette in dubbio il diritto del tecnico spagnolo di giudicare l’attaccante napoletano inidoneo per i suoi schemi d’attacco. In questo caso, però, avrebbe dovuto chiedere subito alla società di cederlo, stando attento a non schierarlo in Europa. Dopo l’inutile quarto d’ora di Bratislava, invece, Borriello non potrà più disputare la prima fase della Champions, dunque diventa assai meno appetibile per il mercato. Anche perché uno stipendio come il suo (quattro milioni di euro netti a stagione) può permettersi di pagarlo solo una squadra che partecipa alla competizione più importante. Ora comunque andrà sarà un problema. Se Borriello sarà ceduto, molto difficilmente la Roma riuscirà a ricavare i dieci milioni pagati per il riscatto dal Milan. Se, al contrario, sarà costretto a rimanere per mancanza di acquirenti farà pesare nello spogliatoio il proprio malcontento.
L’altra grana provocata dalle scelte di Luis Enrique riguarda Totti. Già il Capitano era incupito dalle accuse di pigrizia pronunciate da Baldini e dalla sensazione di essere messo un po’ da parte, nonostante le reiterate, pompose e spesso vuote affermazioni sulla sua centralità per il progetto Roma. Essere relegato in panchina per lasciare spazio a Stefano Okaka deve essergli apparso troppo. Anche in questa occasione sono dalla parte di Totti. Se l’allenatore lo vede leggermente svogliato durante gli allenamenti fa bene a redarguirlo. Ma poi non può toglierlo dal campo come fosse uno qualsiasi. Intendiamoci, qui non si tratta tanto di difendere un calciatore che rappresenta la storia della Roma. Si tratta di fare il bene della squadra. Anche i sassi sanno che un Totti a mezzo servizio è in grado di cambiare la gara in ogni momento. Qualità che manca non solo ad Okaka, ma forse a tutta l’attuale rosa giallorossa. Mi sbaglierò, ma ho la sensazione che escludendo Totti Luis Enrique abbia voluto dimostrare di avere abbastanza polso. Ha voluto dire che nella Roma comanda lui e si fa come dice lui. Per lanciare questo messaggio ha usato il Capitano. Sarà un caso, ma sovente quando un allenatore arriva a Trigoria sente il bisogno di dimostrare che non guarda in faccia nessuno e come prima cosa mette fuori Totti. L’ha fatto anche Ranieri nella passata stagione. I risultati li abbiamo visti.
Francesco, come sempre, si difenderà bene da solo. Tra qualche tempo ci si accorgerà che dei suoi gol e delle sue invenzioni non si può fare a meno e tornerà ad essere il sole attorno al quale ruota l’universo giallorosso. Il problema è un altro. Luis Enrique non può gestire una grande del calcio italiano come se fosse una formazione primavera. Quando lavorava nella cantera del Barcellona gli si chiedeva semplicemente di formare i giovani calciatori, tecnicamente e mentalmente. Ora il suo compito è diverso. Deve costruire una squadra che faccia bel calcio e conquisti qualche trofeo. Risultato che non si ottiene umiliando i campioni ma sfruttandone le caratteristiche migliori. Preservandone, al tempo stesso, il valore economico che rappresentano per la società. Impari presto la lezione Luis Enrique. La Roma lo paga per vincere non per fargli fare esperienza.

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