Pubblicato su www.paesesera.it il 14 settembre 2011
La buona prova disputata a S.Siro contro il Milan ritengo possa essere presa a modello per capire quello che potrà essere il campionato della Lazio. A mio avviso, infatti, quella partita ha racchiuso tutti i pregi e i difetti della squadra di Reja e può darci la misura di quelle che potranno essere le sue ambizioni. Molti sono i segni positivi. Tanto per cominciare in attacco. Diciamo le cose come stanno: la coppia titolare formata da Klose e Cissé è di assoluto livello internazionale. I due hanno messo a segno altrettanti gol di eccellente fattura, a dimostrazione del fatto che problemi di finalizzazione non ce ne saranno. In porta se l’è cavata bene Bizzarri. A suo tempo avevo insistito sulla bontà della scelta di puntare sul rilancio di Marchetti, estremo difensore non arrivato in Nazionale per caso. L’idea che quando lui non potrà esserci alla sue spalle scalpiti uno come Bizzarri non può che lasciare tranquillo qualsiasi allenatore. Il segno positivo più importante, però, è il collettivo. Esso appare solido e assai ben collaudato. La Lazio anche quando non è brillante sa stare in campo e conserva una sua precisa fisionomia. Questo si deve alla bontà del lavoro di Reja, tecnico navigato, magari “old style” come direbbe qualcuno, ma certamente affidabile.
Semmai, e qui sta uno de segni negativi, in certe occasioni dovrebbe osare di più. Nel secondo tempo, infatti, la squadra si è fatta schiacciare troppo dal Milan. Eppure, nonostante le modifiche tattiche, improntate alla prudenza, la Lazio è riuscita ad essere ugualmente pericolosa. In altri termini, se Reja avesse osato di più avrebbe anche potuto sbancare S.Siro. Per carità, il pareggio è ottimo ed è vero che a voler inseguire la vittoria si sarebbe rischiato di perdere. Ma sta proprio qua il punto. Quando si ha la mentalità da grande squadra, si cerca di approfittare di ogni occasione per vincere. Anche in trasferta, anche contro avversari blasonati. Magari si rischia la sconfitta, ma si prova ad attaccare comunque. Io credo che se l’allenatore, una volta sostituito Klose, avesse evitato di lasciare Cissé a fare l’unica punta e di collocare Hernanes sulla fascia, magari inserendo un altro attaccante fresco, il colpo sarebbe potuto arrivare. In fondo uno dei difetti della Lazio dello scorso campionato è stato proprio questo. Contro le grandi si è sempre accontentata, ha sempre avuto un timore reverenziale. Avesse buttato, almeno qualche volta, il cuore oltre l’ostacolo, avrebbe ottenuto certamente di più. Reja penserà che sono tra quelli che lui considera incontentabili, magari anche rompiscatole. Forse è vero. Ma solo pensando in grande si ottengono grandi risultati. Una filosofia che dovrebbe accomunare, nei miei sogni, i due club della capitale.
Tra i pochi segni negativi di questa Lazio di inizio stagione ci sono i ricambi. Il reparto difensivo avrebbe bisogno forse di maggiore qualità, soprattutto in panchina. Dopo la partenza di Zarate, il discorso è esteso l’attacco. Li però non si tratta tanto di carenze tecniche ma anagrafiche. Non sappiamo quante partite potrà giocare Klose. Rocchi come unico ricambio di rango, vista l’età, ci sembra poco. Nonostante la squadra conservi un impianto altamente efficace, l’assenza di sostituti di livello, magari nella fase decisiva della stagione, potrebbe influire sul rendimento del collettivo. Ma non è il caso di fasciarsi la testa prima del tempo. L’inizio di stagione biancoceleste rimane assai lusinghiero.
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