sabato 30 ottobre 2010

COME SI OTTENGONO I GRANDI EVENTI

Pubblicato su TS (Totoguida Scommesse) il 26 ottobre 2010

Nei giorni scorsi la stampa tedesca ha dato molto risalto ad una notizia che sui nostri giornali è passata inosservata o quasi. In un’intervista al quotidiano Suddeutsche Zeitung, Spyros Marangos, membro dell’esecutivo della federazione calcio di Cipro, ha rivelato che Polonia e Ucraina avrebbero ottenuto l’assegnazione di Euro 2012, ai danni dell’Italia, in seguito al versamento di una tangente di 11 milioni di euro. Beneficiari della mazzetta, secondo le sue accuse, cinque alti funzionari dell’UEFA i cui voti avrebbero consentito di rovesciare l’esito della votazione tenutasi a Cardiff il 18 aprile del 2007. Ricordiamo che l’Italia era allora nettamente favorita sui due paesi orientali ma alla fine fu clamorosamente battuta per 8 a 4. L’esito della votazione suscitò grande sorpresa. A suo tempo, noi stessi avevamo interpretato la decisione come la volontà di Michel Platini di gratificare due dei paesi che si erano maggiormente dati da fare, a differenza dell’Italia, per la sua elezione a presidente dell’UEFA. Stando alle rivelazioni di Marangos, in realtà Platini sembrerebbe estraneo alla vicenda. Il dirigente cipriota ha dichiarato che la corruzione fu organizzata presso uno studio legale dell’isola e di essere in possesso di tutte le prove che la documentano. Inoltre, avrebbe tentato ripetutamente, attraverso gli organi competenti, di far recapitare il materiale a Platini ma a suo dire sarebbe stato ostacolato in ogni modo. In particolare, avrebbe dovuto chiarire la vicenda lo scorso 24 agosto in occasione di una audizione presso l’Ufficio Inchieste dell’UEFA ma il suo responsabile, Peter Limacher, ha annullato l’appuntamento in seguito a non ben specificate pressioni giunte dai suoi superiori. In seguito lo stesso Limacher è stato sollevato dall’incarico. Sulla vicenda l’UEFA mantiene il più stretto riserbo. L’italiano Gianni Infantino, segretario generale e principale collaboratore di Platini, ha dichiarato di non potere dire nulla in merito.

La notizia è arrivata pochi giorni dopo la clamorosa rivelazione della stampa inglese a proposito delle manovre corruttive legate all’assegnazione dei mondiali del 2018 e del 2022. Sotto accusa l’ex segretario generale della FIFA Michel Zen-Ruffinen reo di aver indicato ad alcuni giornalisti camuffati da lobbisti una serie di funzionari dell’organizzazione del calcio mondiale disposti a prendere denaro in cambio di un voto favorevole. Secondo il Sunday Times, il giornale autore dello scoop, altri funzionari sarebbero sensibili alle belle donne piuttosto che ai soldi. Nel frattempo Joseph Blatter, presidente della FIFA, ha tuonato contro chi si rende responsabile di corruzione ed ha provveduto a sospendere il nigeriano Amos Adamu e il tahitiano Reynald Temarii, sospettati di aver ricevuto tangenti per orientare il proprio voto in occasione della decisione relativa all’edizione 2018. Una decisione che fa onore a Blatter, anche se essendo a capo del calcio mondiale da tempo immemorabile è difficile considerarlo estraneo alle degenerazioni di un sistema di potere da lui stesso creato in anni di complesse e raffinate relazioni politiche.

Questi casi dimostrano a quale livello di corruzione ha portato la trasformazione del calcio mondiale in puro business. Facciamo da troppo tempo questo lavoro per non sapere che in una certa misura è sempre stato così. Anche in passato quando si arrivava al dunque, al momento cioè delle votazioni per l’assegnazione del grande evento, si scatenavano strani movimenti. Soprattutto nelle notti precedenti, sovente arricchite da caviale e champagne e magari da qualche allegra e graziosa compagnia. Oggi, però, c’è un salto in avanti. La corruzione sta diventando qualcosa di sistematico, di irrinunciabile, una pratica da espletare quasi alla luce del sole. D’altra parte, quando la FIFA soltanto per la cessione dei diritti televisivi incassa per un mondiale cifre dell’ordine dei tre miliardi di euro, non possiamo sorprenderci se si scatenano simili appetiti. In un certo senso, il fatto che l’Italia sia stata fatta fuori dall’organizzazione di Euro 2012 in seguito ad un evento corruttivo - ammesso che questo venga provato - significa se non altro che i nostri dirigenti hanno tentato di convincere l’UEFA soltanto sulla base della bontà del proprio dossier, senza ricorrere a scorciatoie illegali. Questo ci induce a rivedere, almeno in parte, i giudizi espressi nel 2007 nei confronti della delegazione italiana, Abete in testa. Tuttavia, tutte le perplessità sulla strategia politica della FIGC, che manifestammo a suo tempo e che abbiamo ribadito più di recente dopo il fallimento della campagna per Euro 2016, restano in piedi. Non si tratta soltanto di avere scelto il cavallo sbagliato quando si trattò di optare tra Johansson e Platini alla guida dell’UEFA. Una colpa grave del nostro calcio è quella di non avere più un proprio rappresentante autorevole in seno ai due maggiori organismi. Abbiamo sempre criticato la struttura di potere alimentata a suo tempo da Antonio Matarrese e la sua mania di protagonismo. Allora, però, perlomeno beneficiavamo della presenza di un nostro uomo forte nella stanza dei bottoni di FIFA e UEFA ed era più difficile metterci i piedi in testa. Da quando Matarrese è uscito di scena tutto ciò è svanito. L’unico personaggio che abbiamo conservato negli organigrammi è il solito Franco Carraro, del quale però non si registrano iniziative. A parte quella, come ricordavamo, di puntare su Johansson, di cui porta la completa responsabilità. Una scelta che il nostro calcio paga ancora oggi.

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