Editoriale pubblicato su TS del 19 ottobre 2010
L’Italia ha scoperto il fenomeno Milos Krasic. Sono molto contento che tifosi e colleghi possano ammirare in tutto il suo splendore quello che da tempo considero il miglior esterno di centrocampo d’Europa. A causa di una vecchia consuetudine, mi capita di seguire regolarmente il campionato russo e già da anni, almeno cinque o sei, ho imparato ad apprezzare questo splendido giocatore che molti paragonano, a ragione, a Pavel Nedved. Nel corso del mercato estivo ho stigmatizzato le esitazioni della dirigenza della Juventus che sembrava tirare sul prezzo del giocatore. Krasic, infatti, vale ampiamente i 15 milioni di euro richiesti dal CSKA. Per fortuna Marotta alla fine è riuscito a portarlo a Torino. All’inizio non tutti erano convinti che la Juventus avesse fatto un grande acquisto. Gli scettici sostenevano che un conto è primeggiare nel campionato russo, altra cosa è brillare in serie A, specialmente se si indossa la maglia bianconera. Se chi ha espresso queste perplessità avesse conosciuto a fondo le caratteristiche del giocatore non avrebbe avuto esitazioni. Nell’esperienza col CSKA Krasic ha dimostrato ampiamente di possedere doti atletiche ragguardevoli, una velocità impressionante, ottima tecnica e anche una straordinaria confidenza col gol. Partendo da destra, nella squadra diretta a suo tempo da Gazzaev diventava spesso l’attaccante aggiunto, capace di generare assist e di andare alla conclusione personale. Con i moscoviti Krasic ha vinto due campionati, due coppe nazionali, tre supercoppe nazionali e soprattutto uno storica Coppa UEFA. Niente male come palmarès. Soprattutto testimonia di un calciatore abituato a ben figurare non solo in un campionato obiettivamente modesto come quello russo ma anche nel contesto internazionale. Era assolutamente logico che un calciatore con queste specifiche caratteristiche capitasse a fagiolo per il classico 4-4-2 di Delneri, un modulo che da sempre esalta gli esterni.
Così, grazie anche ad un Krasic fenomenale, la Juventus, senza clamori né particolari proclami, si sta ritagliando un ruolo importante in questo campionato. Ad agosto ritenevo che Delneri avrebbe avuto bisogno di almeno un paio di mesi per trovare la quadratura del cerchio. Troppi calciatori nuovi in ruoli importanti. Il tecnico di Aquileia mi sembra abbia fatto di meglio, anticipando i tempi. I bianconeri hanno avuto dei passaggi a vuoto ma ormai sembrano poter garantire una certa continuità di rendimento. In questo senso, a parte l’esterno serbo, il recupero al grande calcio di Aquilani può risultare determinante. Il centrocampista romano ha grandi qualità e se potrà giocare con continuità riuscirà a far fare al reparto intermedio della Juventus passi da gigante. Sono questi gli uomini chiave. Non è un caso se nella travolgente prova contro il Lecce Krasic abbia dominato ed Aquilani ben giocato e segnato un bel gol. Continuo a non ritenere i torinesi sullo stesso livello dell’Inter e del Milan e nemmeno della Roma, se mai deciderà di risvegliarsi. Tuttavia, la Juventus è perfettamente in condizione di giocarsi le sue carte in chiave Champions League. L’ambito che più si addice ad un club del suo livello.
Intanto in testa alla classifica continua ad imperversare la Lazio. Ormai non può più essere considerato un semplice fuoco di paglia. A Bari, contro un avversario che nell’occasione non è stato all’altezza della sua qualità di gioco, la squadra di Reja ha dominato la partita ed ha concretizzato grazie ad Hernanez e Floccari. Non c’è che dire. La Lazio è quadrata, ben messa in campo e gioca pure un calcio discreto. Adesso cresce anche la fiducia nei propri mezzi. Quando le cose si mettono così, ogni traguardo diventa possibile. Nel frattempo, ritrovano una certa regolarità le milanesi. L’Inter a Cagliari ha sofferto moltissimo ma ha avuto la meglio grazie al solito Eto’o. In questo senso, rispetto all’era Mourinho non sembra aver perso le caratteristiche della grande squadra capace di portare a casa i tre punti anche nelle giornate più complicate. Si è rinfrancato anche il Milan che, quando all’immancabile Ibrahimovic può associare anche il talento di Pato, diventa davvero temibile. Anche perché ultimamente pure il centrocampo ha ripreso a sostenere la squadra con determinazione, grazie all’intramontabile estro di Pirlo e alla ritrovata freschezza atletica di Gattuso. L’ultima delle candidate allo scudetto, la Roma, nell’anticipo di sabato sera ha tirato un sospiro di sollievo. Come al solito la vittoria è arrivata con qualche patema finale, nonostante una bella prova dei ragazzi di Ranieri. La sensazione è che la squadra sia in fase di miglioramento ma ancora bloccata sul piano psicologico. Troppi errori e tanta paura mostrano i giallorossi quando si tratta di difendere il vantaggio. In questi casi l’unica medicina sono le vittorie e ne serviranno diverse nelle prossime settimane per riconquistare la sicurezza di un tempo.
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