martedì 29 novembre 2011

Antonio Felici Del Blog Felici&Scontenti A Colloquio Con Superscommesse

Lunedì 28 Novembre 2011,

Roma – Come ogni lunedì torna la nostra rubrica “Dietro le Quinte con…” lo spazio di Superscommesse.it dedicato a chi lavora, vive nel mondo delle scommesse e dello sport in generale.

A parlarci del calcio e delle sue mille sfaccettature quest’oggi è un ospite prestigioso, celebre e di indubbia competenza: Antonio Felici, corrispondente dall’Italia del periodico francese France Football (il giornale che ha inventato il Pallone d’Oro), vicedirettore di Betpress e autore di alcuni libri come ‘Le pagine nere del calcio – Tutti gli scandali minuto per minuto’ e ‘Lo sport e l'Europa. Dal conflitto al dialogo’ per il quale proprio questa mattina riceverà il premio Menzione speciale, nell'ambito della cerimonia di premiazione del XLV Concorso Letterario.
Ma Antonio Felici racconta lo sport anche dal suo cliccatissimo blog ‘Felici e Scontenti’ che andremo a conoscere meglio.


Buongiorno Antonio, prima di tutto può spiegarci come nasce il suo seguitissimo blog Felici e Scontenti?
L’idea originaria nasce dalla mia collaborazione con France Football. In qualità di corrispondente dall’Italia seguo, ormai da oltre diciassette anni, tutti gli avvenimenti calcistici del nostro paese. I miei articoli, però, sono pubblicati in lingua francese, quindi soltanto un ristretto numero di lettori e addetti ai lavori ha la possibilità di leggerli. Così è nata l’idea di fare un blog che, tra le altre cose, raccogliesse questo materiale e lo mettesse a disposizione di tutti. Inoltre, mi è servito anche per stabilire un filo diretto con tutti i lettori dei numerosi organi di informazione con cui collaboro.

Il blog è un luogo molto utile per catalizzare contenuti e discussioni. Infine, attraverso il blog ho la possibilità di sviluppare discussioni e chiarimenti sui miei libri che trattano sempre temi di largo interesse tra gli sportivi. Devo dire che la cosa è nata un po’ in sordina, ma nel corso dei mesi il blog è diventato uno strumento di contatto molto utile, soprattutto per chi come me è molto attivo anche nei social network.


Quali sono gli argomenti che gli utenti preferiscono e quali le notizie che lei preferisce trattare?
La mia preferenza va da sempre al giornalismo di inchiesta e di approfondimento, oltre che di analisi e commento. Mi diverto molto anche a realizzare interviste a personaggi notevoli del nostro calcio e devo ringraziare France Football per questa possibilità, anche perché è un giornale che garantisce un’elevatissima visibilità a livello internazionale.

Per quanto riguarda i lettori, ho notato che anche loro apprezzano molto le interviste, anche se si scatenano soprattutto sull’attualità. E’ bello, quando esce un mio commento su una squadra, un giocatore o un tecnico, avere un confronto serrato e dialettico con loro.


Nel suo ultimo libro ‘Le pagine nere del calcio – Tutti gli scandali minuto per minuto’ si parla appunto degli scandali che spesso hanno investito questo sport: quale secondo lei quello che ha rischiato di compromettere seriamente la credibilità del Calcio Italiano...?
La tesi che sta dietro al mio libro è che non c’è uno scandalo più scandalo degli altri. Magari fosse così. Sarebbe più facile risolvere il problema, basterebbe mettersi alle spalle il momento più brutto e guardare avanti. Chi leggerà il libro si accorgerà che dal lontano 1928, anno del caso Allemandi, non è cambiato molto. Il calcio italiano ha vissuto ciclicamente il suo scandalo, in media ogni 4/5 anni.

Quando si parla di violenza negli stadi, ad esempio, si dimentica che il primo morto c’è stato a Salerno negli anni ’60 e che i tifosi hanno cominciato a picchiarsi, ad intimidire i giocatori o addirittura ad andare armati allo stadio dall’inizio del ‘900, come raccontano le cronache del tempo. Per questo sostengo che è necessario tenere sempre altissima la soglia di attenzione, proprio perché il nostro calcio è strutturalmente soggetto agli scandali. Se facciamo finta di niente rischiamo di vedere andare tutto a rotoli.

Detto questo, non voglio eludere la domanda. E’ indubbio che Calciopoli sia, sul piano dell’illecito sportivo, lo scandalo più grave che si ricordi, persino superiore a quello dell’80 che sembrava dover rimanere un unicum per gravità. Tuttavia, io continuo a credere che gli scandali più dolorosi siano quelli che riguardano i morti. In questo senso, la strage dell’Heysel in tema di violenza e le strane morti dei giocatori degli anni ’70 (vedi Fiorentina) in tema di doping siano tragedie insuperabili.

Qual è invece lo scandalo che il mondo dei tifosi o appassionati ricorda con più dolore?
I tifosi tendono a dimenticare, soprattutto se gli scandali coinvolgono la loro squadra del cuore. Lo scandalo del calcio scommesse del 1980, ad esempio, lo ricordiamo noi giornalisti ma è raro sentire dei tifosi parlarne. C’è tanta voglia di oblio anche su Calciopoli. Gli avvenimenti che i tifosi ricordano di più sono proprio le morti negli stadi: da Paparelli a Roma alla decine di vittime juventine dell’Heysel, dall’omicidio Raciti a quello di Gabriele Sandri.


Per libro "Lo sport e l'Europa. Dal conflitto al dialogo" riceverà ha ricevuto il premio Menzione speciale, nell'ambito della cerimonia di premiazione del XLV Concorso Letterario: per chi ancora non l’avesse letto, di che cosa parla e a quale genere di pubblico lo consiglierebbe?
Devo dire che questo libro non è stato scritto per il grande pubblico. Quando si parla di temi quali la legge Bosman, il fair play finanziario, la specificità dello sport è difficile che un tifoso si appassioni. Direi anche giustamente. Il volume, dunque, è maggiormente rivolto agli addetti ai lavori o a coloro i quali studiano il fenomeno calcio sul piano giuridico ed economico, anche e soprattutto a livello accademico.

Tuttavia, i temi che tratta sono di fondamentale importanza. In due parole, ricostruisce trenta anni di lotte, anche molto dure, tra le organizzazioni sportive e l’Unione Europea sul tema della specificità dello sport. Da Bosman in poi è emerso questo problema cardine: allo sport va riconosciuta integralmente la sua specificità oppure va ricondotto all’interno del diritto comunitario. Sembra un argomento per accademici ma è attualissimo.

Prendete il recente sfogo del presidente del CONI Petrucci che ha accusato i club di ricorrere troppo spesso ai tribunali ordinari per sovvertire le decisioni della giustizia sportiva. Se la specificità fosse riconosciuta tout court il recente ricorso al TAR della Juventus che chiede centinaia di milioni di risarcimento danni non sarebbe possibile. Ecco, di questi temi tratta il libro.


Il Campionato italiano può ancora essere considerato uno dei più affascinanti?
Sempre meno. Per carità, ci sono ottimi tecnici, le squadre sono preparatissime ma ormai latitano i fuoriclasse. A parte Ibrahimovic, a voi quanti altri nomi vengono in mente? Forse Pato, forse Snejder, poco altro. Oltre tutto la scuola italiana resta ancora aggrappata a Buffon, Pirlo, del Piero e Totti. L’unico giovane nostrano di talento, Balotelli, non gioca più qua.


Qual è stato il colpo di mercato maggiormente riuscito?
E’ presto per dirlo. Però al momento Klose della Lazio e Osvaldo della Roma mi sembrano gli ultimi arrivi che hanno fatto la differenza.


Quale quello riuscito peggio?
Eviterei bocciature premature. Però Alvarez all’Inter rischia di essere bollato come un bluff. Lo stesso Cissé nella Lazio sta facendo molto meno di quanto ci si aspettasse.


Qual è la squadra favorita a vincere il campionato 2011-2012? E perché?
Il Milan senza discussioni. E’ la squadra che ha cambiato meno, anzi ha puntellato adeguatamente la rosa, ed ha una struttura di gioco collaudata. Poi è proprio più forte sul piano tecnico. Napoli e Juventus arrivano dopo.


La sua posizione di esperto, pensa possa favorirla nelle scommesse?
Si e no. Indubbiamente quando si conoscono a fondo le squadre e i meccanismi delle scommesse è più facile vincere. Però a me accade una cosa strana: quando consiglio delle giocate indovino spesso, quando gioco in prima persona ci prendo molto meno. Comunque sia i risultati a sorpresa o quelli determinati da fattori imprevedibili (tipo espulsioni, errori arbitrali etc.) nemmeno il più grande esperto di scommesse può prevederli e deve affidarsi anche lui alla fortuna.


Quali sono le tre cose che un buon scommettitore dovrebbe sempre tenere in considerazione?
Giocare cifre corrette, distribuendole possibilmente su più eventi, meglio se con qualche correzione. Puntare ad accoppiare più eventi probabili invece di giocare tutto su risultati improbabili. Soprattutto scommettere per divertirsi, senza inseguire il mito dell’arricchimento facile. Per me la scommessa è innanzitutto un modo per godere ulteriormente dell’evento sportivo. Grazie alle giocate che facciamo siamo portati a seguire anche squadre che normalmente ignoriamo. Questo dà molto più sapore ad ogni evento sportivo.

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